
Umberto Cioffi: il campione gentiluomo di Salerno
Prosegue la rubrica delle gemme del passato agonistico.
Oggi tocca al grande Umberto Cioffi, classe 1937.
Va subito detto, senza preamboli di circostanza, che è stato un autentico e limpido campione a cavallo degli anni cinquanta/sessanta/settanta, riconosciuto da tutti i colleghi come un campione in acqua così come nella vita.
Ma andiamo per gradi, una concisa descrizione dell’atleta è doveroso farla, soprattutto per i più giovani che, come un prelato di memoria manzoniana, direbbero probabilmente di Umberto Cioffi…chi è costui?

I suoi natali sono di Salerno, splendida città campana dalla vocazione squisitamente marinara.
Nel 1951, a soli quattordici anni, inizia a praticare la pesca subacquea, e già il suo fido Torpedine della Cressi (fucile a molla molto leggero perché costruito tutto in lega di alluminio, antesignano del Cernia) è messo a dura prova in quanto le catture si susseguono in un crescendo: Umberto appare subito come una autentica promessa di questo sport.
Nel 1953, visti gli ottini risultati scolastici conseguiti, una zia acquista dal Cavalier Lisi, titolare del negozio Tutto per Tutti gli Sport di Napoli, un saetta B (mt 1,40), la maschera gran facciale denominata sommozzatore ed un paio di pinne verdi Hans Hass. Regalo più azzeccato non poteva fare al nipotino!
Ha inizio così l’avventura, stavolta quella seria, del pescatore Cioffi, in quanto sino a quel momento aveva pescato bene e tanto, ma sempre rigorosamente senza pinne.
La musa ispiratrice di Umberto sono i fuoriclasse napoletani di quel tempo, su tutti Ripa e Falco.
Tutta la costiera amalfitana, da Positano a Sapri lunga circa km 220, diventerà presto la sua seconda casa, prediligendo il tratto di mare che va da Punta Campanella a Punta Licosa, maturando tanta esperienza e catturando di tutto.
Nel 1954, a soli 17 anni, partecipa alla prima gara di qualificazione e la vincerà a mani basse con una cernia e due grossi saraghi.
Nel 1955, gara di qualificazione a Punta Licosa, luogo di straordinaria bellezza, arriva secondo per un soffio dal primo, ma conquista ugualmente la partecipazione al campionato di seconda categoria.
Nel 1956, in occasione di una gara di carattere nazionale, conosce il grande Ripa (Claudio è solo quattro anni più grande), e fra loro si instaura subito una amicizia vera. Dopo tredici lustri è perfettamente integra, infatti i due ancor oggi si telefonano con cadenza periodica: raro esempio di autentico e sincero affetto.
Nel 1960 disputa i Campionati di Seconda Categoria all’Elba arrivando quarto. Quell’anno anche gli assoluti di pesca subacquea si svolgeranno nell’isola che vide il primo esilio di Napoleone; avrà in tal modo la possibilità di conoscere il ghota della subacquea nazionale: oltre al citato Ripa, Ennio Falco, Alberto Novelli, Gegè Jannuzzi, Basilio Norcini, Gianfranco Bernardi, Alberto Laviano ed altri ancora.
Nel 1960, messosi in luce forse come il più giovane promettente del panorama agonistico italiano, viene invitato da Goffredo Lombardo, direttore della rivista in discussione, alla prima edizione del Trofeo Mondo Sommerso disputato al Circeo, e vinto dai germani Guido e Maria Treleani.
Nell’edizione del 1962, sempre del Trofeo Mondo Sommerso disputato stavolta ad Ustica, conosce – in virtù del fatto che tutti gli atleti venivano alloggiati in un piroscafo (l’isola in quel momento storico non aveva una sufficiente ricezione turistica) – Hans Hass, Maurizio Sarra, Hannes Keller, Victor De Santis, Andrea Pittirutti, Silverio Zecca, Americo Santarelli, Bruno Hermanny, Arduino Colasanti, Robert Stromboni, Tony Salvatori, Giovanni Boggia, Gianfranco Bernardi, Domenico Carolei, Basilio Norcini, Alberto Laviano, Lucio Babacci, Enzo Sole e tanti altri ancora.
Questa gara, dal carattere internazionale, sarà la sua vera consacrazione: Umberto, nonostante non conosca i fondali, arriverà sesto, superando in classifica molti campioni di comprovato spessore.

Tale successo agonistico gli varrà rispetto e considerazione da tutto l’ambiente subacqueo per la signorilità e la correttezza usata durante la manifestazione in parola, oltre ad una indiscussa bravura riconosciuta da tutti i partecipanti i quali diranno all’unanimità: è un giovane dalle grandi potenzialità, in futuro farà certamente molto bene.
Nel 1966, ai Campionati di seconda categoria svoltosi a Punta Licosa, si laureerà Campione Italiano, superando la stella nascente Arturo Santoro.
Tale importante successo riuscirà a bissarlo nuovamente nel 1970 in occasione del Campionato Italiano di Seconda Categoria svoltosi nelle acque di Taranto, campo di gara a lui del tutto sconosciuto; in questa competizione si assisterà al primo vagito di un grandissimo fuoriclasse triestino: Milos Jurincich.
Nel 1978, a 41 anni, si ritirerà dall’agonismo con all’attivo un invidiabile palmares di successi.
Umberto non è mai stato un professionista del mare, infatti prima studiava a scuola, poi all’università, conseguendo brillantemente la laurea in geologia, ed infine lavorerà da subito in una grande società di costruzioni di strade come dirigente, lavoro gratificante ma molto impegnativo sotto il profilo temporale, infatti riusciva ad andare a mare solo la domenica.
E’ per tale ragione che quando i campionati italiani si svolgevano all’inizio dell’estate la preparazione atletica di Umberto era modesta, in quanto aveva trascorso tanti mesi sui libri o al lavoro e, quindi, non arrivavano importanti risultati.
Discorso opposto quando le competizioni si svolgevano invece a fine estate (raramente), quando cioè aveva modo di allenarsi a mare con impegno e costanza, in questo caso la classifica gli sorrideva e faceva quindi molto bene.
A tal riguardo mi pare doveroso riesumare un brillante articolo del 1980 comparso sulla rivista Il Subacqueo, a firma del grande ed impareggiabile Claudio Ripa.
Nell’intervista che ne segue, schietta e sincera, a proposito del concetto testè espresso, Umberto si definisce – con la conclamata modestia che lo ha sempre contraddistinto – una specie di sub della domenica e, poi aggiunge, non ho mai avuto la possibilità di partecipare ad una gara nelle condizioni migliori, arrivavo ai campionati sempre all’ultimo momento, sconoscendo il campo di gara e con un allenamento, il più delle volte, deficitario.
La condotta di Umberto, sia in gara che negli allenamenti, era improntata – pur possedendo una straordinaria apnea ed una facilità alla profondità come pochi – sempre nell’assoluta sicurezza, lui non rischiava mai, infatti non è mai incorso in una sincope.
E’ sempre stato dell’avviso che una preda, anche se di grande prestigio, non può mai valere la vita di un sub. A tal riguardo appare quindi azzeccatissimo il titolo del richiamato articolo di Claudio Ripa: …”a rischio di sembrare fifone”.
A questo punto mi pare doveroso chiedere ad Umberto di dare un consiglio ai giovani; lui mi sorride e dice, dall’alto di una esperienza senza eguali, … raccomando soprattutto la prudenza, la prudenza innanzi tutto, perché questa può salvarti la vita, … “a costo di sembrare fifone”…
Orbene chi ha visto pescare in gara Umberto rimaneva puntualmente impressionato per stile, tecnica e, non da ultimo, possedeva una impareggiabile correttezza ed una signorilità d’altri tempi nei confronti degli altri atleti, qualità queste ultime che, purtroppo, qualche volta non si riscontrano in coloro che primeggiano nelle classifiche, e ciò accadeva anche in passato.
Umberto Cioffi, e lo scrivo con la certezza di non poter essere smentito, è stato un autentico atleta/gentiluomo, dal carattere sempre cordiale e disponibile, corretto oltre ogni dire, lontano da atteggiamenti da “prima donna” (oggi purtroppo presenti in molti/troppi atleti), un autentico campione da imitare nel modus operandi.
Un campione in acqua e, soprattutto, nella vita. Un limpido atleta da prendere come esempio per le giovani e promettenti leve.

Grazie Umberto per quello che nel tempo ci hai trasmesso: la tua signorilità, la tua correttezza, la tua umiltà sono valori aggiunti che pochi, pochissimi, oggi possiedono.
Ti ricorderemo sempre, con incommensurabile affetto e gratitudine, come il campione gentiluomo di Salerno.
Gigi Anastasi

1 COMMENTO
Il tempo è poco e sembrerà paradossale ma queste pause di lock down lo ha ridotto ancora di più , ma racconti del genere rigenerano lo spirito e la mente. Grazie Gigi per avermi fatto conoscere un campione che non conoscevo…