
Pescasub e ambientalismo: storia vecchia e, sempre, di interessi
Che la pescasub sia additata da tempo per il suo (presunto) devastante impatto ambientale è fatto provato e confermato.
Che gli avversari – noi che siamo sportivi non li chiamiamo nemici – siano solo gli ambientalisti ‘duri e puri’ , INVECE, è cosa che non andrebbe data per scontata!
Già! Perché, se per un attimo ci fermassimo a ragionare, probabilmente, saremmo tutti d’accordo che la peggior pubblicità contro la nostra categoria proviene da noi stessi… o meglio da una parte di noi!
In questo momento, starete certamente pensando a quelli che, pur definendosi pescatori subacquei, continuano in disprezzo della legge, a “bracconare” giorno e notte, in luoghi consentiti e non, con pesci adulti ma anche sotto taglia minima…
CERTAMENTE!!! Questi sono un cancro che accelera la corsa verso l’estinzione del nostro Sport.
Ma io, in questo momento, ho in mente un’altra categoria: quella dei PESCATORI SUBACQUEI….RAVVEDUTI!
Ora, per chiarire, non c’è niente di male a cambiare opinione: ci fu chi, ravvedutosi sulla via di Damasco, diventò santo! Diverso è diventare il più acerrimo…“avversario” della categoria a cui fino al giorno prima appartenevi!
COSA HA ISPIRATO QUESTE MIE CONSIDERAZIONI? Ve lo dico subito!
Una “Lettera al Direttore” pubblicata sul numero 210 di Mondo Sommerso (anno 1978) e che portava in chiusura la firma eccellente di Amerigo Santarelli (recordman di apnea nel 1960 e Campione brasiliano di Pesca Subacquea, ndr.).

La lettera comincia in modo assai diretto, accusando la rivista ( e chi la dirigeva!) di una deriva ‘anti-pescasub’: “…M.S. sta negando la legittimità della pesca subacquea…”.
Non riesco a capire come una rivista nata per il pescatore subacqueo, e che per più di tre lustri ha vissuto, è cresciuta e ha scritto le più belle pagine di questo meraviglioso sport, sia a poco a poco scivolata su un piano contestatario, al punto di negargliene la legittimità. Dire chiaramente che M.S. sta negando la legittimità della pesca subacquea, non è certamente la maniera più diplomatica di rivolgersi al direttore della rivista, ma non vedo altra terminologia per chi pubblica una intervista tipo quella che hai avuto da Cousteau, apparsa nel numero 208. Mi dirai che la stampa ha funzione di informare, e che un’intervista da Cousteau è sempre di grande interesse per i lettori. Siamo d’accordo. Ma l’enfasi data all’articolo e la presa di posizione di M.S. che da qualche tempo sembra si sia trasformato in una tribuna d’accusa della pesca subacquea, mi hanno spinto a scriverti questa risposta.
Santarelli qui è stimolato da una precedente intervista rilasciata, alla rivista, da Jacques Cousteau (ma forse anche da una linea editoriale che si andava modificando sotto le indicazioni dell’editrice: una Susanna Agnelli che muoveva i primi passi del suo ambientalismo-snob).
La lettera di Santarelli si sviluppa rispondendo, colpo su colpo, a tutte le affermazioni “false” e tendenziose dell’intervista di Cousteau.
Così, se il Cousteau afferma che: “Ma questi italiani come mai uccidono i pesci? Non c’è più paese al mondo dove la pesca subacquea sia ammessa: persino i francesi hanno smesso!”, Santarelli risponde facendo notare che in quel momento la Cavallero in Francia produceva ben 250.000 arbalete l’anno.
E all’affermazione: “Mi spiace che gli italiani sia rimasti gli unici a sparare sott’acqua! E che fama ignobile hanno in giro! Ma perché gli italiani sono così immaturi? I cacciatori sub italiani sono degli esseri anacronistici, solo gli incivili resistono.”, Santarelli fa notare lo spazio dato ad un tale offesa verso (tutto) il popolo italiano e che in quel momento negli Stati Uniti la storica rivista Skin Diver aveva intensificato le pubblicità di fucili subacquei.
Poi, il colpo di scena: Cousteau, nella sua intervista aveva dichiarato di aver dato alla sua azienda – la U.S. Diver – una svolta epocale decidendo di interrompere la produzione di fucili ( “...non è un attrezzo per sub..”!!!). Santarelli, facendo nome e cognome della sua fonte (il direttore dei mercati esteri della U.S. Diver) svela l’arcano: “…e sai, da alcuni anni ne vendevamo poche migliaia, e i concorrenti in aumento ogni anno..”, questa la risposta della sua ‘fonte’!


E fa ancora in tempo, il Santarelli, e svelare gli interessi economici, delle elites tedesche del turismo e della pesca industriale schierate contro la pesca subacquea.
La lettera continua con osservazioni sagaci di Amerigo Santarelli (che se volete potete provare a leggere nell’estratto qui a seguire in foto).
Ma di certo la tesi di Santarelli è già ben chiara; ed elegante e fermo è il suo attacco verso chi, in malafede, parla “...di ecologia e preservazione della specie da Parigi, seduto ad un ristorante di lusso, che serve aragoste rapinate dai pescherecci francesi sulle coste del nord-est brasiliano”.
Io non credo che questa lettera abbia sortito qualche effetto particolare: di certo oggi, dopo più di 40 anni, mentre Mondo Sommerso non c’è più, la pescasub, con tutti i suoi problemi, continua ad esistere.
MA PER QUANTO TEMPO ANCORA?
Ambientalisti, pescasub convertiti e dubbiosi, lobbies dei pescatori industriali, bracconieri: non sarebbe tempo quantomeno di rispondere, colpo su colpo, con dati oggettivi come fece Santarelli con Cousteau?
Ma la domanda più importante è: siamo tutti convinti, come lo era Santarelli, che “cercare di influenzare l’opinione pubblica mondiale contro un’attività legittima ed onesta, avvalendosi della propria immagine… per esclusivo interesse commerciale …è un DELITTO CONTRO L’UMANITA’.”?