
Massimo Scarpati racconta: come vinsi l’Euroafricano 1974, Kilkee (Irlanda)
Ottenere dal grande Massimo Scarpati il racconto di uno dei Campionati meno raccontati è un grande onore: lui stesso nel suo meraviglioso libro biografico “Il tempo di un’apnea”, ne fa giusto un accenno.

Massimo ci tiene innanzitutto a chiarire che questo racconto ce lo propone
<<…non per protagonismo… ma molti amici attendono da me un commento almeno per gli aspetti di quel Campionato non conosciuto.>>
La grandezza del Campione non la scopriamo oggi, ma le sue parole dimostrano ulteriormente lo spessore dell’uomo.

Vi lascio al suo racconto:
Parlerò essenzialmente di quegli aspetti che secondo me mi dettero la possibilità di fare quel passo in più per arrivare alla vittoria dell’unico campionato che mi mancava. Infatti a tutte le altre edizioni avevo sempre raggiunto il terzo posto ad Ustica e poi ben tre secondi posti. In particolare al campionato Euroafricano precedente a Kilkee svoltosi all’isola di Man mi ero classificato secondo dopo il grande taithiano Francis Nanai .
Massimo Scarpati – Il tempo di un’apnea
Durante la gara ero stato per molto tempo senza prendere pesci perché qualcosa non funzionò. Pertanto Kilkee stesso Mare , stessi pesci furono un precedente importante .
Prima di partire per Kilkee preparai le attrezzature. Essenzialmente posi una cura particolare ai fucili ed all’assetto che avrei utilizzato in gara. Mi aspettavo una gara su pesci a libero e mai in tana per cui preparai due 110 perfettamente uguali : pressione, sensibilità di grilletto, arpioni, sagolino e quant’altro. Provai i fucili in acqua a Napoli tra le cozze di Santa Lucia erano perfetti tutti i pesci fino a 5 e più metri erano raggiungibili con tiri perfetti. In più ai fucili avevo modificato il grilletto di metallo con un pistoncino di connessione per azionare il dente di aggancio meno spesso per avere una maggiore dolcezza.
Relativamente all’aspetto stabilità fu importante la scelta della muta. La temperatura intorno ai 13/14 gradi, consigliavano mute di notevole spessore e pertanto tanta zavorra in vita che in profondità si sarebbe fatta sentire. Su mia richiesta i giapponesi che fornivano il neoprene all’azienda mi avevano inviato un foglio di neoprene di 4mm foderato con una fitta felpa. Tale tessuto in mare impregnatosi di acqua che dopo i primi minuti si sarebbe riscaldata ed avrebbe formato uno strato incomprimibile di acqua calda, le guarnizioni stagne al viso, polsini , caviglie ed in vita avrebbero impedito ogni ricambio. Naturalmente con una muta di quattro millimetri potei optare per una zavorra in vita di soli 4Kg. Quindi massima facilità di movimento, buona stabilità a tutte le profondità ed equilibrio. Ciò mi avrebbe consentito di poter scoccare il tiro in qualsiasi posizione pur non essendo appoggiati al fondo. Su una gara di velocità era le condizioni ideali per guadagnare tempo ed essere precisi con una buona possibilità di fulminare i pesci o di arpionarli bene.

(gentile concessione dalla collezione privata di Gigi Anastasi)
L’altra mia fortuna fu la presenza di Claudio Ripa commissario tecnico e capitano della Nazionale. Quando partimmo da Napoli , per incontrare gli altri componenti della squadra a Roma, il papà di Claudio, don Pasquale, ci salutò con le sue solite battutine e prese in giro che ci accompagnarono fino a Roma dove incontrammo Arturo Santoro, Antonio Toschi e Gianni Beltrami.
Arrivammo due giorni prima a Kilkee ed ebbi la possibilità di entrare in Mare per un test ai materiali, ma essenzialmente alla muta e poter catturare alcuni merluzzi ( pollock) sui quali si sarebbe svolta la gara. Pesci non molto grandi che a stento superavano il kg di peso minimo stabilito per la gara. Per me era importante stabilire un rapporto visivo dimensione peso per evitare di prelevare pesci sotto misura. L’ organizzazione aveva messo a disposizione un solo gommone per tutta la squadra con un ispettore che aveva il compito di segnare le prede per ogni concorrente e metterle nei rispettivi carnieri. Personalmente con Claudio Ripa organizzai che ogni volta che si avvicinava col gommone si sarebbe avvicinato al pallone segnasub, sganciandolo dal sagolone avrebbe recuperato i pesci che facevo scorrere lungo il sagolone avendolo collegato direttamente al sagolino del fucile, io intanto continuavo a pescare senza perdere tempo.

(gentile concessione dalla collezione privata di Gigi Anastasi)
Tutto funzionò bene . Il primo giorno di gara ero classificato secondo ma il meteo aveva annunciato vento forte ed ero in Mare a gara iniziata con condizione veramente proibitive. Il Mare agitato ed il movimento delle laminarie sul fondo produssero effetti negativi in molti concorrenti che nauseati abbandonarono ed un ora prima della fine il direttore di gara segnalò la fine, fui costretto a salire in gommone arrabbiatissimo perché mi trovavo a mio agio con quelle condizioni. Alla pesatura risultai primo anche in classifica generale con il maggior numero di pesci catturati validi senza nemmeno una preda scartata sottopeso. Naturalmente Claudio Ripa aveva dato quel contributo in più che mi consenti di vincere nonché far classificare la squadra al secondo posto. Un bel successo per una volta visto che per mancanza di soldi la nostra federazione ci mandava sempre solo qualche giorno prima e spesso eravamo solo in quattro perché uno degli atleti aveva anche il compito di fare da capitano.
Al rientro a Napoli insieme a Claudio eravamo curiosi di vedere Don Pasquale per prenderci una rivincita ma lui ci accolse con le sue solite battute sarcastiche per prenderci in giro.