
LOSITO, da Svendborg a Casalabate: l’importanza di flessibilità, approccio…

Chiudiamo questo nostro giro di chiacchierate con gli Atleti che hanno preso parte all’EuroAfricano 2019 in Danimarca, avendo dato loro il tempo di recuperare anche psicologicamente dall’esperienza “forte” di Svendborg e, anche, di partecipare a qualche altra gara Nazionale.
Chiudiamo proprio con Valerio Losito, che l’esperienza di Svendborg l’ha vissuta intensamente da vari punti di vista (suo malgrado!) e che a pochissimi giorni di distanza si è ritrovato a partecipare ad un Campionato di Qualificazione che certamente verrà ricordato.
Valerio in questa chiacchierata si racconta in maniera molto trasparente facendoci un quadro del suo approccio a queste due competizioni che lo hanno visto in gara.
A voi lo scambio con Valerio:
Valerio questo Euro Africano è giovato anche per conoscerti sotto altri aspetti non strettamente tecnici: la padronanza e la scioltezza nelle lingue straniere, la capacità di fare gruppo, lo spirito. Il risultato finale ha solo confermato le tue capacità. Ma abbiamo sentito tanti discutere se tu sia più un profondista o meno, su quali siano le tue caratteristiche tecniche, a quali fondali tu sia più adatto. A noi piacerebbe sentire da te come ti descriveresti da un punto di vista tecnico e soprattutto come tu ti sia approcciato a questo Campionato di Svendborg prima e durante la preparazione.
Molti mi definiscono un profondista si è vero, ma questa definizione ormai lascia per me il tempo che trova. Dopo l’esperienza del mondiale di Syros credo che questo concetto sia cambiato in modo esponenziale. Ha portato anche nell’agonismo Italiano una crescita costante, frutto di un meccanismo di miglioramento e condivisione innescato tra atleti della nazionale, che a loro volta lo hanno trasmesso agli altri.
In tutto questo mi sono anche io adattato migliorando le mie quote operative, ma non ho perso le origini, ovvero una volta che sai scendere in profondità, non hai problemi anche a pescare in medio o basso fondo, mentre è difficile il contrario.

Per quanto mi riguarda ogni volta che affronto una competizione cerco di non avere preconcetti e di lasciarmi guidare dall’istinto. Scelgo la profondità solo se ritengo che mi possa far fare veramente la differenza. Mi piace ricercare il pesce con lo strumento, mi intriga e mi stimola l’idea di essere in grado di leggere il fondale dall’imbarcazione. Qui in Puglia credo che la pesca al dentice sia l’apoteosi di questa filosofia di pesca. Ore ed ore di scandaglio per poi magari fare due o tre tuffi vincenti.
Ho la fortuna di avere quotidianamente dei compagni di pesca fortissimi con i quali confrontarmi: Cuccaro, Puretti e Strambelli. In questi quattro anni di nazionale ho visto le altre nazioni e nella mia testa è ben chiaro il livello necessario per fare la differenza e vedo che in Italia stiamo migliorando sotto questo aspetto.
Per la Danimarca mi sono preparato a lungo atleticamente e mentalmente, sono stato abituato fin da quando ho cominciato a pescare con Nicola Guardavaccaro a condizioni di acqua torbida e corrente forte, quindi ero sereno e conscio dei miei mezzi. Il mio risultato è stato solo la conseguenza dell’approccio avuto alla gara.

Ho condiviso con i miei compagni tutto quello che riuscivo a capire e sono stato d’accordo con loro su tutto. La mia tattica di gara era forse la meno sicura, ma anche la più imprevedibile e questo mi dava la carica invece di demoralizzarmi. Infatti mi ha rasserenato il fatto che il nostro CT mi avesse detto che anche lui era consapevole di tutto questo e proprio per tale motivo avallava questa tattica per me in quanto ero quello più adatto. La seconda giornata invece abbiamo deciso con Giacomo di comune accordo di dirigerci insieme sul pilone più profondo e più esposto alle correnti. Senza entrare troppo nei dettagli su ciò che è accaduto, mi limiterò a dire che anche lì abbiamo fatto le scelte giuste sia da un punto di vista tattico che di sicurezza. Rendo qui onore a Giacomo che è riuscito a prendere due merluzzi più grandi dei miei con i quali mi avrebbe sicuramente battuto, ma la nostra strategia comune si è rivelata comunque vincente vedendo poi i carnieri degli altri. A prescindere dal risultato, vorrei ringraziare anche la nostra Federazione che sta facendo di tutto per farci tornare ad un buon livello. Io ne sono soddisfatto e vedo l’impegno e la voglia di migliorare il nostro settore.
Per quanto riguarda invece Casalabate sono arrivato lì, tardi, stanco mentalmente e non con gli stessi stimoli. Le gare si preparano anche mentalmente, ma non sempre si inventano se non si è concentrati al massimo. In gara questa volta non sono riuscito a reinventarmi da zero, cosa che invece altre volte mi è successa. Le condizioni sono cambiate completamente ed io non sono riuscito a reinterpretarle. Mi assumo le mie responsabilità, anche se dopo averlo provato sulla mia pelle, sono convinto che non si possa fare un campionato subito dopo un impegno così importante e con pochi giorni di preparazione. Ero ancora sotto scarico di adrenalina e già dovevo gareggiare di nuovo. Paradossalmente e per proprio per tali motivi, è stato più faticoso il campionato di Casalabate che l’Euro Africano. Se non ci fossi passato non lo avrei mai potuto immaginare.
Per il futuro spero che il lavoro mi consenta di affrontare con un’adeguata preparazione (mentale e fisica) tutte le gare a cui prenderò parte, come è stato in Danimarca.
Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di esprimermi poiché, non sono per mia scelta, una persona social. Vi saluto e vi esorto a supportare la nazionale così come avete fatto. Il vostro contributo ci ha fatto sentire a più a casa nonostante fossimo a migliaia di km. Forza azzurri!!