
L’angelo custode dell’agonista: il secondo
Bene o male tutti conosciamo la figura del secondo.
In un articolo pubblicato sulla rivista Pescasub n. 94 del luglio 1997, Francesco Catapano, stimatissimo atleta che non ha certo bisogno di presentazioni, scriveva un esaustivo articolo dal titolo Barcaioli si diventa, rimando pertanto il lettore di turno a rileggerlo per la completezza espositiva nel focalizzare al meglio questa figura.
Orbene, partendo proprio da questo articolo, il secondo è quindi colui che assiste un atleta in una competizione di pesca sub quando è obbligatorio il mezzo nautico (gommone).
Ma questa figura non è certamente recente, nasce infatti dal 1978 quando la F.I.P.S.A.S. decise – dopo il salvataggio in zona Cesarini dell’assoluto del 1977 organizzato da Arturo Santoro nelle sue Tremiti, a seguito della rinuncia improvvisa della Regione Calabria – di riformare le gare di pesca sub, iniziando proprio dalla manifestazione più importante, per l’appunto il Campionato Assoluto di Pesca Subacquea.
L’ammutinamento, legittimo e condivisibile, di Villasimius 1973, nonché le reiterate difficoltà incontrate negli anni successivi a reperire imbarcazioni per i campionati (vedi le Egadi 1976), suggerirono ai vertici federali di riformare definitivamente anche l’assistenza dell’atleta nelle gare di pescasub.
Infatti, e ciò è merito sicuramente dei dirigenti F.I.P.S. di quel momento storico, si statuì che l’atleta che si qualificava ad un assoluto (in quel momento storico non esisteva il Campionato di seconda categoria) doveva presentarsi, nel luogo ed alla data stabilita, con un proprio mezzo nautico, munito di motore fuoribordo, nonché di un “secondo”, cioè di una persona di propria fiducia che facesse da barcaiolo durante la gara e, possibilmente, avesse anche conoscenze tecniche, e ciò per fornire garanzie di sicurezza anche all’organizzazione.
Nelle acque calabresi dello Jonio, e nello specifico in quel di Isola di Capo Rizzuto, in occasione dell’assoluto di fine settembre 1978 si cristallizzò per la prima volta, con la riforma anzidetta, questa nuova figura tecnica, ancor oggi forse non sufficientemente valorizzata.
Solo per mero tuziorismo ricordo che in quei giorni Eolo non fu particolarmente clemente, tant’è che mise a dura prova l’organizzazione, infatti la gara passò da tre a due giornate (la prima giornata venne annullata dopo quasi due ore).

Il vincitore di quella manifestazione, Antonio Toschi, indimenticabile campione dalla classe cristallina, aveva come secondo un ex atleta napoletano che rispondeva al nome di Massimo Scarpati, appena ritiratosi dall’agonismo anche per forti dissapori con un salumiere livornese. Il campione del mondo, naturalmente di concerto con Antonio – constatate le pessime condizioni meteo (mare grosso da scirocco e visibilità ridottissima) decise di far iniziare la gara al Savonese nell’immediato sotto costa, e più segnatamente alla ricerca di pesce bianco (spigole, cefali e saraghi). Con l’intelligenza e la furbizia che può avere solo un autentico partenopeo, alle richieste di molti in ordine alla inusuale partenza in acqua bassa di Toschi, questi giustificò che il grande Antonio non riusciva a compensare, era quindi costretto a rifugiarsi in pochi metri d’acqua per poter continuare la gara.

Splendida menzogna, gli interlocutori di turno “abboccavano” tutti, ufficiali di gara compresi!
I due avevano invece intuito che, preso atto delle mutate condizioni meteo marine, il pesce segnato fuori non sarebbe stato ritrovato (e così puntualmente si verificò) e, quindi, bisognava pescare nel basso prima che lo capissero tutti gli altri subacquei.
Negli anni a seguire, e sino ai giorni nostri, la figura del secondo ha sempre rivestito un ruolo pregnante, anche se – così come già detto e si ribadirà meglio in seguito – non sempre sufficientemente valorizzata; infatti i successi o gli insuccessi, spesse volte vanno equamente divisi fra atleta e secondo.
Il secondo deve possedere, oltre che un bagaglio tecnico tale da supportare all’occorrenza l’atleta con consigli e suggerimenti, anche capacità psicologiche al fine di trasmettere grinta e determinazione su scala … industriale, specie nei momenti di forte scoramento, ad esempio un pesce precedentemente marcato ed il giorno della gara non più ritrovato, od una tana vincente scoperta in perlustrazione e trovata desolatamente vuota nel giorno della manifestazione.
E’ di palmare evidenza che poter contare su un secondo di grade spessore, e quindi di indiscussa esperienza, è per l’atleta in gara un vantaggio non indifferente.

A tal proposito ricordo che ad un mondiale disputato alle Baleari nel 1985, cioè nelle acquee di Amengual, il grande Milos Jurincic riuscì a vincere la seconda giornata, ed arrivare secondo in classifica generale, grazie anche ad un lastrone pieno zeppo di saraghi scovato tra la posidonia nei giorni precedenti, in appena dieci metri d’acqua, proprio dal suo secondo il fortissimo Paolo Cappucciati.
Ma ritorniamo alle gare nazionali.

Nell’assoluto di Villasimius del 1979 disputato in quattro giornate, menzione speciale a quel campionato merita Maria Grazia, moglie del nazionale Gianfranco Donati, la quale nella veste di secondo dimostrò – specie nella seconda giornata con condizioni meteo marine veramente proibitive – una forza fisica, e quindi una resistenza, straordinaria. Un secondo che molti atleti, anche negli anni successivi, avrebbero voluto avere a proprio seguito.
Ed ancora, l’indimenticabile Arturo Santoro che alla prima giornata dell’assoluto di Noto Marina del 1983 si vide abbandonato in mare dal proprio compagno. La ragione di tale inusuale comportamento va ricercata nel fatto che questi era poco esperto di gare ed anche in non perfette condizioni fisiche, infatti si addormentò sotto il sole di fine settembre con il gommone alla deriva, lasciando in tal modo l’atleta in mezzo al mare.

Ai più è rimasto ancora indelebile il ricordo di Arturo che richiamava tutti i santi del calendario… Quell’episodio gli costò una immeritata posizione in classifica.
Ma se è vero che il secondo deve possedere, tra le tante qualità, anche un bagaglio tecnico e notevoli capacità psicologiche, dovrà soprattutto essere una persona di indiscussa e collaudata fiducia e serietà, un soggetto che dovrà concretamente aiutare l’atleta e non penalizzarlo.
Significativo al riguardo è l’episodio di un giovane e promettente atleta all’assoluto di Cala Liberotto del 1980, di cui adesso non ricordo il nome, il quale – dopo aver trovato senza alcun merito in un autentico oceano di posidonia delle piccole pietre in 25 metri d’acqua, affidava al suo secondo il compito di prendere le preziosissime mire. Ebbene, il giorno della gara questi ebbe ad accusare – in modo veramente inspiegabile – una autentica amnesia, tanto da non riuscire più a ricordare il prezioso segnale (con i pesci avvistati si sarebbe potuto vincere la giornata), eppure nei giorni dedicati alla perlustrazione del campo gara era stato bravissimo a far tuffare puntualmente l’atleta sempre sulla perpendicolare della piccola secca, e ciò fu ripetuto per diversi giorni.
A rivedere meglio l’accaduto probabilmente non si è trattato di una momentanea amnesia, poiché il giorno successivo ripeté lo stesso modus operandi per altri segnali… E dire che questo barcaiolo l’anno prima era stato colpito da una sincope in soli 16/17 metri d’acqua, e l’atleta in questione lo aveva prontamente salvato da una morte sicura. Strano modo di essere affidabili e riconoscenti…
Da quanto mi risulta questo episodio amareggerà così tanto il giovane atleta che a fine campionato abbandonerà l’agonismo a soli venti tre anni.


Ma di questo brevissimo, incompleto e, lo riconosco, bizzarro excursus sulla figura del secondo, costituito semplicemente da brevi flash di agonismo vintage, un ricordo doveroso va fatto per due atleti napoletani di indiscusso valore, autentici fuoriclasse, purtroppo non più fra noi, Francesco Rispoli venuto meno nel dicembre 1979 dopo aver disputato brillantemente quell’anno l’assoluto di Villasimius (dopo la seconda giornata era in testa alla classifica parziale pur essendo giunto sui luoghi solo alla vigilia), ed Andrea Berardinone, erede del primo, e venuto a mancare nell’estate 1984 a Salina, e reduce l’anno precedente dell’assoluto di Noto Marina dove si dive sfuggire il titolo nella terza ed ultima giornata.
Mi piacerebbe, per autentico rispetto della nostra storia agonistica, leggerli più spesso, unitamente a tanti altri, senza che l’oblio dei ricordi possa mai dimenticarli.
Roberto Moretti
Fra costoro, e sono tanti, appare doveroso ricordare un bravissimo atleta romano, purtroppo anch’egli non più fra noi. Un autentico gentiluomo di vecchia maniera, come pochi la subacquea agonistica ne ha conosciuti: campione di stile, garbo e modestia, Roberto Moretti di cui ebbi modo di conoscere ed apprezzarne le qualità umane già nel lontano 1974 a Malj Losinj.
Gigi Anastasi

2 COMMENTS
Grande Gigi… Una preziosissima rappresentazione sull’importanza del barcaiolo… Questo sport purtroppo sta diventando sempre più pericoloso perché si tende, visto il cambiamento del comportamento dei pesci ad inabissarsi sempre di più, ad andare oltre i propri limiti. Se posso dire la mia, oltre al barcaiolo, obbligherei anche l’assistenza in superficie.
ciao Gigi sono il figlio di Roberto Moretti, ho letto il tuo bellissimo racconto e mi hai fatto commuovere ti ringrazio delle belle parole dedicate a papà da un piccolo pescatore subacqueo che cerca di portare avanti la tradizione di famiglia