
Euro-Africano 2019: un’analisi critica con Marco Bardi (parte 1…
Abbiamo conversato con Marco Bardi, nel dopo Euro-Africano, dopo esserci concessi del tempo per metabolizzare (ma mai digerire!) lo sciagurato evento che ha reso tragica questa edizione del Campionato.
Ne è nata una discussione analitica (non un’intervista!) che ha toccato vari piani legati tanto alla gara in se quanto alla organizzazione della nostra disciplina sportiva.
Ma dato che non finiremmo mai di parlare di pescasub, ne è venuto fuori un lungo colloquio che ho preferito spezzare in tre parti (che verranno pubblicate oggi e nei prossimi due giorni a seguire). Una parte per ogni tema, ogni tema su cui mi piacerebbe tanto sentire i commenti e le opinioni degli amici di NICFISC.
Cominciamo…
Ciao Marco,
è un piacere averti di nuovo con noi per poter parlare, di questo Europeo.
Abbiamo già analizzato da profani e da appassionati le molte sfaccettature di questo Euro-Africano che si è interrotto traumaticamente e ci lascia ancora un po’ storditi. Ma è tempo di guardare avanti!
Intanto approfittiamo per ringraziare te, ed i ragazzi della compagine azzurra in Danimarca, per i continui aggiornamenti che ci facevate avere: utili soprattutto a percepire, quasi fossimo con voi, gli stati d’animo della squadra in quelle fasi di preparazione.
L’ottimo clima di squadra nel team italiano, che abbiamo potuto appurare, ha favorito un approccio corale alla gara. Ognuno ha giocato perfettamente il suo ruolo ed ha portato al “sorprendente” (se ci consenti) risultato. Sicuramente questo è stato dimostrazione che si possano inseguire risultati di squadra che comunque consentono a ciascuno degli atleti di ottenere anche degli ottimi risultati personali.
Ci vorresti descrivere, un po’ più nel dettaglio, la strategia di gara?
Prima di tutto vorrei esprimere grande tristezza per l’accaduto. Sinceramente rinuncerei al titolo e accetterei di finire ultimi in classifica se potesse servire a tornare indietro e cambiare gli eventi. Dato che però non sarà possibile, mi sono comunque preso qualche giorno di pausa perché non riuscivo a gioire del risultato, però dato che è giusto andare avanti, riprendiamo la realtà. Posso dire che mai come in questa gara si è manifestato il principio che il singolo fa forte il gruppo, mentre il gruppo aiuta il singolo, un principio che non convince tutti, ma che a mio avviso è invece vincente per una nazionale. Tutto questo è fondamentale perché se metti insieme un gruppo poco affiatato, succede il contrario. In Italia o in una gara dove tutti sanno già cosa fare, questo diventa relativo, ma nei mari a noi sconosciuti è fondamentale collaborare, confrontarsi, guardare insieme i dettagli dei posti e dei pesci che si trovano. Infatti in Danimarca ogni volta che qualcuno trovava qualcosa di utile, lo mostrava agli altri senza gelosia, con la consapevolezza che avevamo deciso di comune accordo che tutto quanto veniva trovato o capito, lo avremmo gestito tutti insieme. La nostra idea prevedeva di costruire 3 tattiche di attacco e 3 tattiche di ripiego – per ogni campo di gara, con potenzialità equivalenti, adattandole anche alle caratteristiche degli atleti. A dirlo è facile, ma farlo è tutt’altra storia, perché è davvero difficile gestirlo, ma ci siamo riusciti alla grande, grazie ad un gruppo di atleti che sono onesti, altruisti e flessibili, pertanto hanno consentito che tutto questo accadesse nel modo migliore e senza rimpianti. Ci sono stati giorni di preparazione, dove tutti insieme si lavorava per completare la tattica di un singolo che aveva meno degli altri. Basta guardare la classifica, per vedere che la differenza tra chi ha fatto più punti e chi meno, dei nostri, solo un 5% – nemmeno un commercialista avrebbe potuto sperare di fare calcoli così precisi. Basta che uno dei 4 non è in armonia con queste strategie e crolla il castello di carte con una evidente penalizzazione generale. Questo credo sia stato uno dei primi motivi per cui è arrivato il risultato, insieme logicamente alla bravura di ogni atleta.
Losito che tutti conoscono come profondista, si è allenato per mesi con programmi specifici per fare fronte alla corrente e si è preparato per pescare in 5 metri di ritmo, come in 25 metri con forte corrente – cosa che pochi riuscivano a fare. Oltre a questo Losito ha fatto per 3 anni consecutivi l’assistente in nazionale ed ha maturato la giusta esperienza per gareggiare in campo internazionale. Non ha mai mostrato insofferenza, ma al contrario aveva piacere di apprendere e una volta pronto, ha debuttato con un 3° posto individuale che se andiamo a ritroso nel tempo credo che sia alquanto raro trovare un exploit simile, a dimostrazione che prima ci si prepara e poi si gareggia (vedi video preparazione). De Mola anche lui considerato da tanti solo un profondista, si è preparato in modo specifico, fin dalla convocazione avvenuta quasi un anno fa, dedicando molto del suo tempo in previsione di questa gara e si è organizzato per fare fronte a qualsiasi tecnica o tattica si fosse resa necessaria. Poi uno come lui che ha esperienza Internazionale e che potrebbe puntare a vincere l’individuale, si è messo a disposizione della squadra e dei compagni, dimostrando quindi grande altruismo, caratteristica che ben pochi hanno. Tra l’altro a onore del vero, la seconda giornata aveva un carniere evidente che gli avrebbe permesso di vincere la giornata – per cui se vi fossero state le regolari pesature, avrebbe lottato per il titolo, ma nonostante questo non ha fatto una piega. Non ha dichiarato al mondo che aveva il carniere migliore e non si è lamentato che era stata annullata la giornata di gara. Questa è maturità agonistica e oltre tutto conferma di essere una garanzia nelle gare Internazionali dove comunque è sempre tra i primi classificati. (vedi video pre gara).
Claut è più abituato a queste condizioni estreme, non a caso viene scherzosamente chiamato “Il Mostro di Trieste” perché quando deve pescare, non importa se l’acqua è gelida, torbida e ci sono 3 nodi di corrente, lui non si ferma mai, nemmeno se lo legano. Se ci aggiungiamo poi che che va a correre per 80 km a settimana, anche questo gli consente di essere allenatissimo per queste tipologie di gare. L’ultimo Euro Africano nel 2017 era giunto 4° finale ed aveva molto rammarico perché contava di fare meglio. Ha preso questa gara come l’occasione di riscatto, ha cominciato a lavorarci su fin dal primo giorno di convocazione e il suo 2° posto finale è stato il giusto premio per il notevole impegno (vedi articolo prima giornata). Lui si è allenato normalmente a livello atletico perché era già pronto, ma ha lavorato di più su alcune caratteristiche dove spesso incontra gli ostacoli ed è riuscito a gestire bene le situazioni con una crescita di maturità agonistica. Ascione che era la riserva, ha ricoperto un ruolo fondamentale con le sue valutazioni, perché è uno che sa leggere molto bene i fondali e i comportamenti dei pesci, ha trovato dettagli utili, pesci e posti importanti (vedi questo video, ndr.). La Riserva anche se non gareggia, ha un ruolo davvero utile ed è anche più difficile perché uno che farà la gara ha sempre più motivazioni. Trainato dallo spirito di gruppo, ci ha messo lo stesso impegno degli altri. Capisci l’importanza della riserva quando i titolari gli affidano le loro chiavi di gara, per cui è sintomo di fiducia.
Quando tra qualche mese riceveremo dal CONI la medaglia d’oro al valore atletico, Ascione l’avrà meritata come gli altri. Insomma come accade per ogni successo, deve andare tutto bene, ma si percepiva fin da prima di partire che poteva starci il risultato perché esistono dei segnali inequivocabili che ti fanno capire prima se ci sono i presupposti. C’era tanta motivazione, una giusta armonia e tanta fiducia.
(continua…)