
Domenico “Micio” Rungo: il gentiluomo dello stretto
Continuando la rubrica delle gemme del passato della pesca sub agonistica italiana, oggi tocca al grande Micio Rungo essere “infilzato” dalla mia modesta penna.

Anticipo subito che fra i tanti sub agonisti che ho conosciuto nel corso di molti lustri, e senza voler mancare di riguardo a chicchessia, sono dell’avviso che Micio Rungo, forse, è la persona più a modo e perbene che il panorama italiano abbia mai espresso.
Definirlo quindi autentico gentiluomo è anche riduttivo.
Detto ciò, facciamo un breve excursus del personaggio.
Se il buon Micio è arrivato all’agonismo lo si deve esclusivamente al grande Tullio Foti, il professore galantuomo, che vedendolo gareggiare giovanissimo nelle difficili acque di Messina, in occasione di una “garetta fra amici” disputata quasi a metà degli anni 70, intuì – da autentico esperto – qualità inusuali nel giovane messinese.

Nel 74, unitamente a Ezio Giuffrè, Lillo Tricomi, Nino Zanghì ed altri amici, riesce a fondare il Club Subacquei Messina, e – di lì a breve – ad organizzare anche la prima gara nelle acque di Taormina: era la fine di maggio del 1976.
E’ inutile rimarcare che in quella manifestazione il Micio, fra i numerosi e validi atleti siciliani presenti, fece la differenza e vinse la gara di qualificazione a mani basse con una bellissima cernia.

Solo per inciso mi piace però ricordare ai più che, dal ‘78 sino all’82 sempre nelle acque della Perla dello Ionio, si disputarono delle gare, anche di qualificazione, organizzate dal circolo Taormina Sub del compianto Armando Bonadonna, persona squisita come poche.
Al rientro dal servizio militare, e siamo già alla fine del 1977, purtroppo il circolo era già venuto meno.
Dopo questa pausa ritorna a gareggiare, prima per il Mylae Sub di Milazzo e poi, dal 1980, per il Raisi Club di Palermo.

L’atleta messinese si era fatto notare, oltre che per le validissime qualità tecniche, anche e soprattutto, per le superlative doti umane, purtroppo non sempre presenti nel nostro ambiente, ricevendo dai tanti amici palermitani, e non solo da questi, grande affetto e stima.
Micio da subito si divide fra il lavoro nell’azienda di famiglia e, compatibilmente ai gravosi impegni lavorativi, qualche pescata lungo il litorale messinese o alle Eolie.
E’ di palmare evidenza che, per le sue qualità atletiche e per i risultati conseguiti, è l’unico reuccioincontrastato della città dello stretto, ma lui – con una modestia ed umiltà quasi patologica – non lo ha mai dato ad intendere anzi, se qualcuno gli faceva notare i suoi inusuali numeri atletici, questi li negava con forza.
Il suo severo motto era: il lavoro innanzi tutto poi, se rimaneva tempo, la pesca subacquea.
Questo spiega perché Micio, pur godendo di grande considerazione nel mondo agonistico, non ha mai avuto eccelsi risultati a livello nazionale, infatti per lui era impensabile preparare una gara; improvvisava anche quando sconosceva del tutto il luogo della competizione, e qualche volta i risultati li raggiungeva ugualmente.

A tal riguardo voglio ricordare che nel 1979 riuscì ad ottenere, unitamente ad altri importanti risultati conseguiti in Sicilia, anche uno splendido secondo posto nelle difficili ed impegnative acque di Palmi, inserendosi con tale piazzamento di diritto fra i primi sette atleti siciliani qualificati per l’assoluto di Villasimius (campionato veramente storico: sia per una memorabile organizzazione e perché disputato in 4 giornate).
Va giustamente evidenziato che per un atleta di Messina era fisiologico andare a gareggiare nelle acque di Reggio Calabria, e viceversa.
Ebbene, alcune settimane prima di partire per la Sardegna, ebbe l’amara comunicazione che il prestigioso risultato di Palmi, essendo fuori regione, non era stato considerato valido ai fini della qualificazione e, quindi, risultava il primo degli esclusi fra i siciliani.
Il discutibile regolamento di quell’anno tenne fuori ingiustamente dall’assoluto altri due campioni di indiscusso spessore internazionale: Antonio Ciniglio e Milos Jurincich.

Questa decisione, oggettivamente ingiusta e penalizzante, lo portò in modo silente ad allontanarsi dall’agonismo.
Voglio comunque ricordare la superlativa vittoria in una gara individuale fatta nel 1983 a Filicudi, dove mise a pagliolo due grosse cernie catturate nel profondo blu!

Ovvero la superba prestazione, con il secondo posto a squadra, team composto da Micio Ringo, Giovanni Schimmenti e Massimiliano Valastro, meglio noto come Bubu, fatta nel 1990, manifestazione sportiva di respiro nazionale denominata Trofeo del Tirreno, solo in quell’occasione il Rungo gareggiò con i colori del glorioso C.S.S. Palermo.
Micio, classe 1955, pur se oggi è con qualche chilo in più, è ancora un validissimo pescatore.

In occasione del raduno a coppie denominato Memorial Alex Chalikiopoulos dello scorso anno, che si svolgeva nelle splendide acque di Capo Scaletta Zanclea (ME), gli chiesi di fare coppia con lui, accettò di buon grado pur sapendo che l’avrei…penalizzato.

Ebbene, pubblicamente lo ammetto, grazie ai pesci di Micio, dopo 36 anni che non gareggiavo, sono riuscito a salire sul podio da vincitore, naturalmente senza alcun merito, semplicemente da spettatore…
Passiamo adesso alle domande di rito.
Qual è il tuo più grosso rammarico?
Quello di non essere stato capace di creare a Messina un circolo di pescatori subacquei al fine di aggregare i molti giovani. Ritengo che questo abbia probabilmente penalizzato lo sviluppo della subacquea peloritana, soprattutto quella agonistica. Confido che qualcuno, magari nel prossimo futuro, possa raccogliere fattivamente questo mio desiderio.

Un episodio che ricordi in modo particolare?
Appena finita la premiazione della già descritta gara di Filicudi si alzò improvvisamente una violenta mareggiata di ponente. L’aliscafo Siremar che ci avrebbe dovuto riportare tutti a Milazzo, a seguito delle difficili operazioni di attracco, speronò il mio Zodiac apparentemente senza particolari danni.
Orbene, da questo aliscafo scesero sull’isola tre belle ragazze che, insieme ad altri turisti, condivisero l’isolamento forzato di un paio di giorni nell’isola per le citate avverse condizioni meteo. Strano che possa sembrare una di queste ragazze diventerà ben presto mia moglie!

A questo punto mi voglio congedare con un ultimo episodio.
La prima gara di qualificazione del calendario del 1982 si svolgeva nelle acque di Sciacca, campo gara notoriamente pescoso ma molto esteso e variegato nella tipologia dei fondali.
Molti atleti, anche blasonati, erano arrivati sui luoghi da diversi giorni per una meticolosa preparazione; io, come mia consolidata abitudine, arrivai solo nel pomeriggio, cioè alla vigilia della gara.
L’indomani, al momento della partenza dei gommoni, mi diressi verso il gruppo più nutrito dei concorrenti, posto al centro del campo gara, catturando subito un paio di modeste prede. Immediatamente dopo, perché insoddisfatto, eseguii uno spostamento verso la secca di Capo San Marco, dove – a detta dei più – l’incontro con il serranide era piuttosto frequente.
Decisi di marcare subito Testai, tenendomi da questi a distanza regolamentare perché era risaputo che conosceva bene i luoghi.

Il fuoriclasse palermitano, tenuto d’occhio da me per oltre due ore, passò sopra un sasso, apparentemente poco significativo, ricoperto tutto da posidonie; decisi di ispezionarlo visto che Massimo non lo aveva attenzionato.
Appena arrivato sul masso, posto ad una profondità di circa 15 metri, intuì subito la presenza di un serranide per via del polverone alzato. Mi presentai all’imboccatura della tana con la torcia accesa ed il dito pronto a far partire il colpo sul fido medisten. Il pesce era a poco più di un metro dall’ingresso, di muso. Il tiro fu immediato e centrai la preda in testa, fulminandola; la cernia pesava quasi 15 chili.

Testai, sentito il colpo, si avvicinò e, con la risaputa correttezza e sportività che lo ha sempre contraddistinto negli anni che ha gareggiato, mi disse: “Caz… me l’hai presa sotto il naso, comunque complimenti, sei stato più bravo di me”!
Ancor oggi, dopo tanti anni, in ordine all’accaduto testé descritto, i due atleti ci ridono sopra con tanta nostalgia di quel tempo che fu.
A nome di tutti i pescatori subacquei d’Italia ti ringraziamo per le autentiche lezioni di umiltà e di stile che ci hai sempre trasmesso, purtroppo non sempre da tutti noi pienamente recepite…
E come amano congedarsi gli anglosassoni con l’espressione, last but not least, speriamo quindi che il desiderio di vedere costituito a Messina un circolo di pescatori subacquei si avveri al più presto, ed aggiungo io, magari con la presidenza di Micio Rungo, il gentiluomo dello stretto!
Gigi Anastasi
