
’79-’81 – Con Testai, Molteni e Lo Baido, la…
Mali Losinj: Coppa Internazionale delle Città
(leggasi Campionato Europeo delle Città)
Nelle acque dell’isola di Mali Losinj si disputava ogni anno, e più precisamente il 30 dicembre, una gara di pesca subacquea internazionale a coppie, unica nel suo genere.
Per quanto il clima del luogo fosse reclamizzato come “mite” e “temperato”, in realtà la temperatura esterna, fatta salva qualche rarissima edizione, risultava sempre assai rigida, per tacere di quella dell’acqua che non raggiungeva mai i 9/10 gradi.
Questa competizione vide la prima edizione nel 1960 e, a dire dei bene informati, fu voluta proprio da maresciallo Tito che, tre anni prima, aveva chiesto ed ottenuto dalla CMAS di svolgere in queste acque dalmate la prima edizione del Campionato del Mondo, vinto dal compianto Mario Catalani.
La manifestazione sportiva in parola rappresentava per il regime di Tito uno splendido palcoscenico internazionale.
La Coppa Internazionale delle Città, proprio per lo spessore agonistico, si poteva equiparare ad un autentico Campionato Europeo delle Città, con un campo gara vastissimo, tra isole ed isolette appartenenti tutte all’arcipelago del Quarnero.

Basta scorrere le classifiche del tempo per rendersi conto che gli ex jugoslavi hanno sempre egemonizzato questa competizione, infatti gli stranieri nei primi quattro lustri l’avevano vinta solo due volte, nel 1962 Marsiglia (FRA) e nel 1971 Salerno (Monastero – Loffredo).
Nel corso del tempo in questa competizione si sono cimentati tutti i migliori fucili del mediterraneo. Per le caratteristiche morfologiche dei fondali caratterizzati quasi sempre da tanta posidonia mista a sabbia, con roccia calcarea piatta e pochissime tane, metteva i locali – ottimi conoscitori dei luoghi – in condizioni di assoluto vantaggio.
La difficoltà non era tanto catturare il pesce, notoriamente poco smaliziato, quanto trovare della roccia con qualche tana che potesse ospitare dei pinnuti a peso (gr. 500).

Nell’edizione del 1974 si raggiunse l’apice delle partecipazioni, ben 68 coppie (il regolamento prevedeva un massimo di 60) e la partecipazione di 9 nazioni.
In quell’anno risultavano presenti anche i Cubani vincitori del Campionato del Mondo a squadre (Gomez 2°, Reyes 3°, Gonzales 4°), svoltosi nelle acquee di Cayos Valos nel 1967, mondiale straordinario ed unico per bellezza dei luoghi e ricchezza di fondali, un autentico mondiale dei record, mondiale voluto fortemente da Fidel Castro che … mise sul piatto della bilancia la cronometria militare (Mondo Sommerso n. 10 del 1967 – Sergio Scuderi e Giorgio Schiavoni).
Mali Losinj 1979 – XIX Coppa delle Città.
Nel 1979 avvenne la svolta storica.

Orbene, fra le 44 squadre partecipanti vi era quella di Palermo formata da due fortissimi atleti che avevano già impressionato positivamente il panorama agonistico nazionale, i campioni in argomento erano Massimo Testai e Riccardo Molteni.
Ebbene, con la superba tecnica del primo, supportata dalla grinta del secondo, il duo, pescando prima nei pressi dell’isolotto di Zabodacki e poi nelle adiacenze della zona di Punta Bianca, prima in una batimetria tra i 12/15 metri e poi intorno ai 20 metri, riuscì a mettere a pagliolo un carniere strepitoso, superando i temutissimi spagnoli Rossello-Moll (secondi) e gli imbattibili cognati Amengual-Carbonel (terzi), nonché tutti gli agguerritissimi slavi.

La sopraffina abilità del longilineo palermitano fu quella di leggere al meglio la gara in un campo di gara oggettivamente povero e difficile.
Va preliminarmente evidenziato, riconoscendogli il dovuto merito, che i due palermitani non commisero l’errore di pescare nell’acqua bassa, così come ebbero a fare i più con l’inevitabile disagio di ostacolarsi a vicenda o, peggio, di tentare di marcare gli smaliziatissimi slavi, ottimi conoscitori dei fondali dalmati ed assai scaltri a smarcarsi subito con grande abilità.
Eppure, dopo quasi due ore di ricerca sterile ed inconducente del pesce, su un fondale piatto dai 12 sino ai 15/16 metri, non si fecero sopraffare dallo scoramento, infatti quasi a metà gara, intuirono che bisognava cambiare strategia di pesca e, forse, sarebbe stato più produttivo spingersi al largo per pescare più profondo rispetto a tutti gli altri avversari, praticamente in zone ancora non battute, e questo in quanto speranzosi di incontrare qualche gradino di roccia fessurata. Tale necessità nasceva dal fatto che il loro porta pesci era rimasto desolatamente vuoto, così come per la maggior parte degli altri atleti. Era la classica giornata di acqua gelata, visibilità modesta e pochissimo pesce.
Il dio Nettuno, forse impietosito dal pesantissimo viaggio di oltre 2000 chilometri sopportato dai giovani siciliani, premiando quindi la loro audacia e perseveranza, ben presto fece trovare loro delle piccole zone di roccia, ricoperte di posidonia, con poche tane che risultarono però abitate da diversi pinnuti.
Il duo iniziò un estenuante ascensore sulle piccole fessure trovate e popolate di pesci, alla fine della gara il loro carniere risultò composto da diversi saraghi, corvine, tordi ed un cappone, per un totale di 12 pezzi tutti abbondantemente a peso, carniere che sbaragliò gli avversari, lasciando questi letteralmente … “senza fiato”.
Per dovere espositivo si precisa che le mute pesanti di quarant’anni fa erano costituite da una da cinque millimetri sovrapposta ad un’altra da tre, tutto questo costringeva l’atleta ad indossare una cintura con almeno 9/10 chili. E’ di palmare evidenza che, in simili circostanze, risalire da batimetrie impegnative per diverse ore è atleticamente cosa assai difficile.

Fu la vittoria della volontà e della tecnica, del coraggio e dell’intelligenza tattica, fu una vittoria maiuscola, riconosciuta – e questo è quel che più conta in gara – dagli stessi avversari di caratura internazionale.
Questo trionfo diede il là ad altri successi internazionali dei due giovani campioni palermitani. Ma andiamo per gradi.
Mali Losini 1981 – XXI Coppa delle Città.
Solo per completezza di narrazione va ricordato, facendo però un passo indietro, che l’edizione 1980 fu la più riuscita fra le tante disputate, infatti le condizioni meteo marine risultarono a dir poco eccezionali, come mai si era visto nelle precedenti edizioni, e le 39 squadre partecipanti poterono disputare la gara in un tratto di mare ricchissimo di pesce con una visibilità di 20/25 metri, infatti basti scorrere la classifica per cogliere il punteggio dei carnieri.
Nerezine, con il fortissimo nazionale Triliano Franciskovic (nella sua lunga carriera ventennale vincerà cinque volte questo trofeo), consegnerà un carniere strepitoso, vincendo con quasi 50.000 punti, a seguire tutti gli altri sempre con carnieri pesanti, praticamente potremmo dire … “d’altri tempi”. Forse come non mai la ricchezza dei fondali operò una autentica e corretta scrematura dei valori tecnici, dando in tal modo giustizia alla classifica finale.
Nel 1981, forte del successo dell’edizione precedente, ben 46 sono le squadre partecipanti e fra queste, dopo l’assenza del 1980, vi è nuovamente quella di Palermo.
Il campo di gara è molto vasto e comprende anche lo specchio di mare delle isole Zobodaski e Murtar.
Questa volta il duo è composto da Massimo Testai (autentica macchina da pesce nell’edizione 1979) e Pippo Lo Baido.
I fortissimi atleti siciliani entrarono in acqua pescando su una batimetria che andava dai 12 sino ai 15/16 metri, così come era avvenuto nel 1979.
Da subito tutti gli atleti avvertirono la scarsezza di pesce, anche nel basso.
Dopo quasi due ore il duo siciliano non aveva catturato nemmeno un pesce.
A questo punto scatta l’intelligenza ed il fiuto del campione: Testai chiama il fortissimo Pippo e lo invita ad allargarsi verso fuori, così come il medesimo aveva fatto nella precedente edizione. Pescare a favore di corrente, parallelamente alla costa, fino a quel momento non aveva dato esito positivo.

Ebbene, dopo pochi tuffi il grande Lo Baido ha la ventura di intravedere una bella corvina su un fondale di roccia piatta mista ad alga ad una profondità di poco più di 20 metri e, con l’intelligenza e la capacità del fuoriclasse, non la cattura subito ma studia il comportamento della stessa, operando un lungo aspetto. Sarà infatti subito premiato in quanto la sciaena umbra condurrà il medesimo su una zonetta poco distante, ove insisteva un lastrone di roccia, coperto da posidonia, ricco principalmente di questi esemplari.
A questo punto il gioco è fatto: Pippo, senza indugio, pedagna il punto e chiama il compagno Massimo. Inizierà un ascensore dei due sul filo dei venti e più metri (con dieci chili di zavorra alla vita), durato due ore, che terminerà a fine gara con un carniere che faceva il palio a quello del 1979.
Alla pesatura i campioni palermitani risulteranno nuovamente primi, con un carniere di 14 pezzi tra corvine, saraghi e tordi, superando di una spanna il carniere di Nerezine, con il fortissimo nazionale slavo Triliano Franciskovic, nativo proprio di Lussino.
Ai più è ancora vivo il ricordo dei due atleti che in occasione della proclamazione, saliti sul podio e con l’inno nazionale di Mameli, si lasciano andare ad un commovente abbraccio.
Palermo era, per la seconda volta, sul tetto d’Europa!
Non si era mai verificato che nel giro di sole tre edizioni ben due volte la vittoria andasse a società straniere, e due volte consecutive alla città di Palermo, con Massimo Testai presente in entrambe le edizioni.
Mi piace ricordare ai più che Pippo Lo Baido continuerà ancora a gareggiare, sino alla conquista del titolo italiano a Palau nel 1985, e nel 1987 vincerà in Turchia il Campionato del Mondo a squadre con un meritatissimo 4° posto individuale. Purtroppo per impegni lavorativi l’attività agonistica cesserà di lì a poco, oggi è uno stimato medico chirurgo.
Per quanto concerne invece Massimo Testai, dopo aver partecipato come riserva al Mondiale di Florianopolis in Brasile nel 1981, vinto dall’Italia, e dopo essergli sfuggito il titolo italiano a Pantelleria nel 1982 (alla vigilia lo si dava come probabile vincitore), si ritirerà troppo presto dall’agonismo. Fino a quando ha gareggiato (1983/1984) lo ricorderemo sempre, unitamente a Pippo Lo Baido, come uno degli atleti più forti che l’Italia abbia mai avuto.

Onore a questi due campioni, autentici fuoriclasse dalla classe pura e cristallina, campioni in acqua e nella vita, le loro gesta agonistiche vivranno sempre fra tutti noi, naturalmente fino a quando ci sarà una penna pronta a ricordarli con il dovuto ossequio.
Gigi Anastasi

2 COMMENTS
Bellissimo racconto
Grazie Gigi che con la tua piacevolissima capacità narrativa riporti in vita momenti di un’epoca straordinaria del nostro fantastico sport..
Ora che non è più con noi l’indimenticabile Marò penso che tu abbia a buon diritto le carte in regola per subentrargli nel ruolo di cantore e di memoria storica della pesca subacquea.