
CLAUT: come ho ottenuto questa medaglia d’Argento
Continuiamo con le nostre chiacchierate con i protagonisti dell’EuroAfricano di Danimarca 2019.
Questa volta è toccato a Stefano Claut, rispondere alle nostre curiosità.
Per chi si fosse perso la sua video-intervista pre-gara può recuperarla a questo link.
Secondo assoluto a Svendborg, in condizioni di clima e di mare (e non dimentichiamo quelle psicologiche, per tipologie di acque così diverse da quelle mediterranee!) estreme, a nostro avviso ha fatto valere oltre che le sue abilità come pescasub anche quanto incamerato come maratoneta su percorsi spesso estremi.

Le sue risposte sembrano dare conferma di questo e, soprattutto, di quanto il fattore mentale sia pesante, specie in questa tipologia di competizioni.
Stefano abbiamo imparato a conoscerti oltre che come fortissimo pescasub anche come dotato maratoneta. Questo, insieme alla tua abitudine ai fondali dell’alto Adriatico, hanno dato sin dall’inizio l’impressione che tu fossi “l’uomo giusto nel posto giusto” ed in un certo senso i risultati finali lo hanno confermato. Ma è bastato solo questo ad ottenere quella Medaglia d’Argento? CI racconti dal tuo punto di vista come si arriva a questo risultato?
Come diceva una famosa pubblicità “la potenza non è nulla senza il controllo”.
La risposta alla domanda sta quindi proprio in questo concetto.
È importantissimo l’allenamento ma è controproducente allenarsi troppo e soprattutto arrivare stanchi alla gara è qualcosa che ho imparato a mie spese.
Nella corsa ad esempio c’è il famoso tapering ossia si lavora duro caricando mesi prima della gara a cui si punta. Poi c’è lo scarico, si diminuiscono i km settimanali, si fa solo qualche richiamo per non perdere brillantezza e la settimana della gara quasi niente. Facendo così si arriva alla gara completamente freschi, riposati e con la voglia di correre in condizioni ideali per l’obbiettivo prefissato.
Nella pesca in apnea questo è molto difficile perché proprio la settimana prima della gara corrisponde sempre con la preparazione più utile della zona, di conseguenza è normale spingere sull’acceleratore soprattutto quando non si conosce il posto.
La conseguenza è di arrivare alla gara spappolato o tenere botta la prima giornata e magari la seconda aver un cedimento.
Ho capito che per me il sonno che è importantissimo; a qualcuno bastano 5 ore a me servono 8-9, quindi devo dormire tanto e bene subito prima della gara. Poi posso allenarmi anche ogni giorno, ma se non dormo crollo.
Di conseguenza ho capito che devo far tutto il possibile per aver una stanza comoda e in solitario per fare ciò che mi serve.
Il secondo punto è dosarsi nella preparazione e l’ultimo giorno limitarsi alla rifinitura, evitando di stare in acqua tutto il giorno.
Ovviamente più giorni si hanno a disposizione e più è facile prendersela con calma magari inserendo giorni di riposo.
Anni fa a causa di frequenti casi di scarsa organizzazione, si preparava con grande stress, accumulando stanchezza e perdendo motivazioni. Adesso siamo più organizzati e si da maggiore importanza a tutti gli aspetti, sia atletici che tattici, mentali e comportamentali, organizzativi e motivazionali, insomma l’insieme di tutto questo aiuta a fare la differenza.
Per tornare alla Danimarca è stato cruciale a mio avviso, lavorare in massima sintonia e riposarci nel modo giusto. Siamo arrivati alla seconda giornata con ancora carburante e abbiamo dato tutto, finita la gara avevamo difficoltà a camminare per farvi capire lo sforzo.

Quindi ritornando alla domanda iniziale in questi anni, grazie all’esperienza maturata ed ai consigli di esperti, ho imparato più a dosarmi e ad arrivare più fresco fisicamente e mentalmente alla gara e spesso le due cose vanno di pari passo, mentre in passato ho fatto l’errore di esagerare andando addirittura in overtraining e anche in confusione mentale.