
Campionati Europei di pesca subacquea – Salina 1995
L’invincibile Armata spagnola agli Europei di Salina colpisce ancora.
Questo è il titolo dell’articolo, superbamente redatto per completezza e serenità di giudizio, da Luca Laudati e comparso su Pescasub n. 69 nel giugno 1995 in ordine a questa importante manifestazione internazionale.
Ritengo che questo titolo sia un perfetto compendio della gara che andremo oggi brevemente a ricordare.
Orbene, il Campionato Europeo di pesca sub si svolse il 27 e 28 maggio del 1995 nello splendido scenario dell’isola di Salina, situata al centro dell’arcipelago eoliano.
Salina è la seconda isola per dimensioni dopo Lipari, con una estensione di 26 kmq e conta più di 2000 abitanti. Anch’essa ha ovviamente origine vulcanica ed è formata da sei diversi vulcani tutti rigorosamente spenti. Gode di una posizione molto favorevole, perché protetta dalle altre isole, ed è la più verde e ricca d’acqua di tutto l’arcipelago, da qui la definizione di verde Salina. E’ famosa per la produzione dei capperi e della malvasia, vino dolce, autentico nettare degli dei.

La scelta di far ricadere la manifestazione proprio su Salina è stata determinata sia dai due distinti approdi che offrono riparo da eventuali mareggiate, sia dalla straordinaria bellezza paesaggistica e per la notevole capacità ricettizia.
Le 12 nazioni presenti risultavano composte da n. 3 atleti, come da consolidato regolamento, e più segnatamente:
1) la Spagna con March, Carbonell e Vigna;
2) la Francia con Delhomel, Gash e Perì;
3) la Croazia con Ikic, Zanki e Fiorentin;
4) la Slovenia con Meola, Franco e Podgorsek;
5) il Portogallo con Silva, Cruz e Rosario;
6) la Turchia con Mustafa, Makan e Memmet;
7) la Bosnia con Pasic e Vlasic (questa eccezionalmente solo con due atleti);
8) l’Inghilterra con Bailey, Czarkoloski e Coleman;
9) la Repubblica Ceca con Iva, Rlia e Zdenek;
10) la ex Jugoslavia oggi Serbia con Mikic, Cvijevic e Jovanovic;
11) il Belgio con Falise, Buyle e Davreux;
12) l’Italia con Mazzarri, Bellani e Zito.
Tutti i 35 atleti, oltre ai rispettivi capitani, potevano contare su un mezzo nautico motorizzato, anche se il recepimento delle imbarcazioni per tutti ha creato non pochi problemi all’organizzazione.
Il regolamento prevedeva la disputa del campionato in due giornate in campi di gara diversi, di cinque ore ciascuna, peso minimo dei pesci gr. 400 e della cernia kg. 5,00.

Orbene, la vittoria della nazionale Iberica è semplicemente imperiosa, stravince sia il titolo individuale con il sommergibile umano Alberto March, nelle due giornate totalizzerà 53.670 punti, che quello per nazioni con 77.815 punti, doppiando abbondantemente la seconda classificata, l’Italia, con 32.045 punti.
Terza, ma poco distanziata, sarà la Francia in formazione inedita con 30.775 punti (con il giallo dei dotti di cui si dirà in seguito).
Quarta la Croazia con 23.380 punti. Quinta la Slovenia con 21.406 punti. Seguono altre sette nazioni.
Solo per completezza espositiva va doverosamente ricordato che i movimenti ecologistici, ovviamente contrari alla manifestazione di pesca subacquea in narrazione, hanno messo a dura prova tutta l’organizzazione, infatti si è temuto fino a due giorni prima l’inizio della competizione sportiva il regolare svolgimento, sino a quando è arrivato il nulla osta da parte della competente Capitaneria.
Qualche problema, con carattere diplomatico, si è verificato anche con la compagine della ex Yugoslavia, oggi Serbia, la cui compagine non risultava gradita agli atleti croati. Per fortuna alla fine la protesta rientrerà (il rigurgito della guerra nei Balcani del 1991/1992 evidentemente era ancora presente tra i dalmati).

Va da subito precisato che questo Europeo, voluto fortemente dalla FIPS settore pesca sub, in persona del massimo rappresentante Alberto Azzali, doveva rappresentare l’inizio di un nuovo ciclo, atteso che da qualche anno, e più segnatamente dal Mondiale di Maiorca 1992, l’Italia non raccoglieva più significativi consensi agonistici e la compagine spagnola spopolava in tutte le classifiche internazionali di pesca sub.
Alla luce di quanto sopra il Club Azzurro, composto da sei elementi (tre titolari più tre riserve), capitanato da Elvio Bortolin e dal vice Roberto Borra, si recava sui luoghi della competizione ben venti giorni prima dell’inizio della manifestazione, per preparare al meglio il campionato, il tutto naturalmente a spese della Federazione.
Così come già scritto, va doverosamente riconosciuto un dispendio di mezzi e di risorse economiche da parte della FIPS che non si era mai visto.
Nessuna nazionale infatti è arrivata con così largo anticipo, neppure gli spagnoli.
La formazione per questo Europeo, redatta da Bortolin, doveva essere così formata: Mazzarri, Bellani e Bardi.
Quest’ultimo, reduce da un recente intervento chirurgico al ginocchio, e quindi in condizioni fisiche non ottimali, correttamente comunicava per tempo al Capitano Bortolin di voler optare per il ruolo di riserva.
A questo punto la scelta ricadeva, anche se con qualche perplessità, sul siciliano Zito il quale accettava assicurando il selezionatore di trovarsi in ottima forma, e che i fondali di Salina erano allo stesso molto congeniali in quanto catanese e, quindi, abituato a pescare sui fondali lavici.
In tal modo Mazzarri avrà come secondo Bardi, Bellani potrà contare sull’esperienza di Cappucciati e Zito su quella di Antonini.

Nei giorni della preparazione si constatava che, complice ancora l’acqua fredda ed i fondali lavici assai ripidi, e quindi con zone pescabili assai ristrette, il poco pesce individuato – costituito prevalentemente da serranidi – era tutto abissale, sempre comunque abbondantemente oltre i trenta metri.
Il sotto costa risultava invece molto povero, pertanto per vincere, o comunque per fare bene, bisognava impostare la gara sulle cernie, tutte profondissime e assai smaliziate. In subordine si poteva anche pescare nella batimetria dei primi 20/25 metri, prevalentemente pesce bianco, ma si dovevano sfoderare doti straordinarie di tecnica.
Alla luce delle premesse di cui sopra questo Campionato Europeo sembrava cucito, cioè fatto su misura, per i veri profondisti; si intuiva subito che il titolo di Campione d’Europa era una questione solo per pochi atleti, cioè quelli che potevano pescare, già alla fine di maggio, nel profondo blu.
Prima giornata
La prima giornata, con il raduno al porto di Rinella, si disputava nel tratto di mare che si affaccia a nord ovest, e più segnatamente dal Faraglione posto nelle vicinanze del paese di Pollara sino a Punta di Marcello.
Mare calmo, cielo terso ed acqua limpidissima preannunciavano una giornata ricca di emozioni.
Al via quasi tutti i migliori si dirigono verso il Faraglione, posto quasi di fronte il paese di Pollara che costituiva il limite nord del campo di gara.
Il Faraglione rappresentava forse il posto morfologicamente più bello ed interessante, infatti nei giorni dedicati alla preparazione tutti i profondisti hanno potuto segnare diverse cernie, ma sempre negli abissi.

Più vicino alla costa, in una batimetria di circa 20 metri di fondo, incontriamo gli spagnoli Vigna e Carbonel mentre più al largo, operando praticamente nel blu, troviamo Mazzarri e Bellani.
La prima cattura significativa della giornata è del profondista francese Delhomel che riesce a catturare una cernia di oltre dieci chili ad una profondità di 36 metri.
E gli italiani?
Ad inizio gara Mazzari si dirige, prima degli altri, su un preciso segnale marcato nei giorni precedenti. Dopo alcuni profondi atti respiratori scompare sotto il pelo dell’acqua. Abbiamo la fortuna di seguirlo. La profondità è abissale, nonostante la visibilità sia eccezionale, il fondo non si vede, riteniamo che ci siano non meno di 34/35 metri. La cernia individuata, di oltre 15 kg, è all’ingresso di un pietrone.
Renzo, appena intuisce la presenza del serranide, spara subito al volo. Ha fatto bene a fermare l’animale, diversamente sarebbe scomparso nel dedalo di buchi che la franata offre.
Purtroppo il serranide si mette subito male. L’elbano, dopo vani tentativi di girare l’animale, decide di allargare l’apertura della tana con colpi di ancorotto, e ciò al fine di poter estrarre il pesce da dove si vede. Questo saliscendi continuo, durato quasi tre ore, sfiancherà oltre ogni dire il tre volte campione del mondo, pur potendo contare questi su una forza fisica ed una grinta senza eguali.
Alla fine, cioè in zona Cesarini, Renzo tirerà fuori il bestione che gli vale, come da regolamento, solo 10.400 punti ed il sesto posto di giornata.
A fine gara ammetterà, con molta onestà, di aver temuto anche il peggio, cioè di non riuscire più a tirarla fuori in tempo utile. L’ipotesi di abbandonare la preda incastrata dopo la terza ora, per cercare altri serranidi lungo il campo di gara, gli sembrerà un azzardo, constatata la povertà di pesce del periodo: la sua analisi, visti i carnieri della giornata, sarà certamente corretta e condivisibile.

E Bellani? Il profondista livornese, che poteva contare su 4/5 cernie marcate in preparazione, ne troverà solo una, la più grossa, di almeno quindici chili che gli sfila in tana, una sorta di panettone roccioso con diverse piccole aperture, posto ad una profondità di 34 metri.
Il ragazzo, da una apertura sommitale che potrebbe permettere il recupero, manca l’attimo risolutivo dello sparo.
Cautelativamente, vista la profondità di cui sopra, decide di rinviare il tiro al tuffo successivo.
La cernia, malauguratamente, si sposterà di quel tanto da essere visibile di testa solo da una piccola apertura che, neanche a dirlo, da lì non sarebbe mai venuta fuori. L’ingresso da dove è entrato il serranide è, invece, la classica apertura a gomito.
Facendo delle piccole pause, ritornerà tre volte sulla verticale della tana e, puntualmente, la cernia sarà sempre visibile solo dal piccolo buco.
I minuti passano ed i metri della tana sembrano sempre più aumentare, complice anche la corrente. Stefano, correttamente, non ritiene opportuno sparare l’animale sapendo che da quella apertura la preda non sarebbe mai uscita.
Alla fine il livornese desiste, è sfinito. Ripiegherà nel basso, ed in appena 27 metri catturerà un tordo di 710 grammi che gli varrà il 19° posto e tanta, ma tanta rabbia.
Il ragazzo è stato oggettivamente sfortunato, anche se raccoglie i consensi di tutti coloro che lo hanno visto fare l’ascensore nel blu per quasi quattro ore.
L’altro italiano, non farà meglio, Zito sarà solo 16° con soli 1.800 punti.
Ma, il colpo di scena, lo riserva il sommergibile spagnolo March.
Questi, pescando da subito nei pressi del Faraglione, ad una profondità che andava dai 35 sino ai 43 metri, vincerà la giornata con 31.125 punti, doppiando il secondo Delhomel (15.190 punti).
Nello spettacolare carniere del maiorchino si ammireranno tre grosse cernie ed alcuni pezzi bianchi, catturati in tana sul filo dei 40 metri. L’iberico ha una forma smagliante, è sicuramente al momento il più forte profondista del mediterraneo.
Dopo la prima giornata l’Italia è solo quarta, dietro la Spagna, la Francia e perfino la Slovenia che ha sfoderato un Meola in forma vincente.
Il capitano Elvio Bortolin ed il suo vice Roberto Borra sono – a dir poco – delusi.
Non meno indispettito appare Azzali che ha speso molto, soprattutto a livello di immagine.
Seconda giornata
Stavolta si parte dal porticciolo di Scario a Malfa.
Il campo di gara è quello posto a nord dell’isola, e va dal Faraglione, dal lato escluso del giorno precedente, sino ad arrivare a Capo Faro.
Oggi però il cielo è coperto ed un fastidioso vento di ponente increspa il mare, l’acqua è un po’ meno limpida rispetto al giorno precedente.
Dopo due spostamenti Mazzarri individua una cernia in soli 42 metri di fondo (!).
Al primo tuffo la colpisce fuori tana con un lungo arbalete e la mette subito in trazione con una boetta. Dopo alcuni tuffi riesce a recuperarla.
Purtroppo si accorgerà ben presto che il pesce è al limite del peso minimo (kg. 5), alla pesatura la bilancia scarterà inesorabilmente il serranide per pochi grammi.
Notiamo subito prima di entrare in acqua che, dopo la debacle del giorno precedente, Bellani è carico oltre ogni dire, il ragazzo vuole riscattare l’immeritato 19° posto del giorno prima.
Parte subito su una franata dove, nei giorni precedenti, ha marcato un branco di corvine, ci sono appena 42 metri d’acqua (!).
E’ solo, non ci sono avversari nei paraggi. Dopo alcuni atti respiratori vediamo le sue lunghe pinne scomparire dalla superficie dell’acqua. Lo seguiamo. La sua eleganza non ha eguali, sembra un delfino tanto scivola bene. Ne cattura subito una molto grossa, vicina ai due chili, poi il branco si intana e scompare nel labirinto della frana. Nonostante che li senta non riuscirà a catturarne ancora. Ma va bene così.

A questo punto si sposta su una cernia precedentemente conosciuta che, sparandola vicino all’occhio, estrae quasi subito: stavolta ci sono solo 40 metri d’acqua!
Sono trascorsi circa 90 minuti ed il livornese è già abbondantemente in testa alla classifica provvisoria. Il morale stavolta è assai diverso rispetto a quello del giorno precedente.
Si sposta a questo punto su altri segnali, conosciuti però anche da altri profondisti, ma non trova nulla, evidentemente gli avversari hanno già effettuato delle catture ed inesorabilmente hanno fatto allontanare i restanti pesci.
Prima dello scadere della gara catturerà ancora una bella mustela ad oltre trenta metri che gli varrà – meritatamente – il secondo posto di giornata con 15.215 punti.
Il ragazzo ha dato il massimo, oggettivamente di più non gli si poteva chiedere.
Stefano ha talento da vendere, a riprova di ciò farà negli anni successivi benissimo: vincerà un Europeo ad Arbatax nel 2001 ed un Mondiale in Cile nel 2004 (l’unico italiano che riuscirà a vincere un mondiale in oceano).
Mazzarri, non molto fortunato la prima giornata, e dopo la cattura della cernia anzidetta, disputerà una seconda manche oggettivamente incolore, certamente al di sotto delle proprie possibilità, alla fine la bilancia lo relegherà all’11° posto con solo 1.920 punti.
Ancor peggio Zito che, dopo una disastrosa prima giornata con un 16° e 1.800 punti, bisserà l’insuccesso il giorno seguente con un 12° posto e 1.600 punti. Ma di ciò si dirà dopo.
Bene i croati rispettivamente 3° Ikic, 4° Fiorentin e 5° Zanki che porteranno i dalmati al quarto posto nella classifica per nazioni, non molto distante dall’Italia.
Superlativa è stata la prestazione dello sloveno Meola, alla sua prima gara nelle acque italiane, 4° la prima giornata, 7° la seconda che gli varranno un 4° posto assoluto, dietro March, Bellani e Carbonell.
Carbonell e Vigna, notoriamente non grandi profondisti ma autentici fuoriclasse di indiscussa esperienza e talento, riusciranno ad arrivare rispettivamente terzo e nono, pur pescando – in modo superlativo – nella prima batimetria dei 20/25 metri.
Ma ritorniamo ancora al sommergibile March il quale, facendo una gara quasi fotocopia del giorno precedente, cioè pescando nel blu, riuscirà a mettere nel portapesci due cernie ed alcuni pezzi bianchi.
Vincerà anche la seconda giornata, con 22.545 punti, quindi con un distacco stavolta meno marcato rispetto al secondo che è Bellani che totalizzerà 15.215 punti.
Solo per mero tuziorismo si precisa che il titolo March lo avrebbe vinto anche con il solo punteggio della prima giornata (31.125 punti).
Il ragazzo di Maiorca è giustamente raggiante, si laurea Campione d’Europa a pieno titolo, vincendo entrambe le giornate in terra straniera e pescando letteralmente nel blu. E’ l’erede naturale di Amengual, questi appena ritiratosi dall’agonismo a 52 anni.

I francesi rientrano sconsolati in porto. Gash e Perì hanno fatto entrambi cappotto, mentre Delhomel ha nel carniere solo due murene (punti 800), scivolando al 20° posto. La Francia è solo 10° con 800 punti, per fortuna dell’Italia.
I transalpini, in questa seconda frazione, faranno malissimo, la posizione d’onore per nazione, anche se per pochi punti, è però ad appannaggio degli azzurri.
Per correttezza espositiva si precisa che la Francia è arrivata a questo Europeo con una formazione rimaneggiata, e più precisamente al veterano Delhomel sono stati affiancati due ottimi pescatori ma agonisticamente sconosciuti, Gash e Perì, che hanno disputato comunque una dignitosa gara, chiudendo rispettivamente all’8° ed al 10° posto.
Così come spiegherà il fuoriclasse Bernard Salvatorì, profondista come pochi, presente alla manifestazione nella inedita veste di capitano, il suo ritiro anzitempo dall’agonismo internazionale è una protesta per la squalifica subita dalla compagine francese (a dire dello stesso immeritata) all’ultimo mondiale in Perù.
Alla luce di quanto sopra è condivisibile l’ipotesi di alcuni che, ove mai la Francia avesse schierato una formazione più competitiva, per esempio con Salvatorì in acqua, la seconda posizione per nazioni molto probabilmente sarebbe stata a vantaggio della stessa, atteso che l’Italia ha superato i cugini transalpini solo per 1.270 punti.
Aggiungasi, da ultimo, l’equivoco dei due dotti catturati da Delhomel che, non essendo cernie, sono stati intesi dalla squadra francese (impropriamente) con il peso minimo di gr. 400, anziché quello di kg. 5 come le cernie.
Dispiace per il longilineo transalpino che ha disputato una prima frazione alla grande, chiudendo la prima giornata al secondo posto e poi scivolando in classifica finale al 7° posto, che rimane comunque un dignitoso risultato.

Brevi considerazioni personali
La prestazione dell’Italia è stata, e dispiace scriverlo, certamente deludente, bisogna ringraziare la sfortuna dei francesi se non si è arrivati terzi.
La Spagna, con Albert March, ha avuto certamente una marcia in più.
La prestazione di Bellani, arrivato secondo, è stata superlativa, specie dopo il 19° posto della prima giornata.
Renzo Mazzarri è oggettivamente incappato in una gara sfortunata, le qualità dell’elbano non possono essere messe in discussione, il 6° posto in classifica finale è certamente al di sotto delle sue potenzialità, ma costituisce pur sempre un onorevole piazzamento.
Difficile invece è giustificare il deludente 18° posto di Zito, con un carniere complessivo nelle due giornate di soli 3.400 punti (poco più di due chili di pesce, un chilo a giornata).
E’ di palmare evidenza che è stato commesso un lapalissiano errore da parte di Bortolin.
Il ragazzo non è stato sfortunato, ha fatto solo quello che le sue possibilità tecniche gli consentivano.
L’errore, semmai, è stato nel credere che lo stesso potesse essere alla pari degli altri due azzurri.
Se è consentito fare un sommesso esempio calcistico, è come se un allenatore decidesse improvvisamente di far giocare all’attacco il portiere della propria squadra. In questo Europeo Zito risultava oggettivamente fuori ruolo.
A difendere i colori azzurri andava schierato in squadra altro soggetto.
Carbonell (3°) e Vigna (9°), notoriamente non profondisti, hanno pescato anche loro nella prima batimetria dei 15/25 metri, ma dalla loro hanno una classe semplicemente superlativa.
A fine gara la bilancia è crudele, pesa cioè solo i grammi di pesci realmente catturati e non storielle di circostanza…
Legittime e condivisibili appaiono pertanto le ire di Azzali per la scelta scellerata di cui si discute, queste resteranno indelebili nel panorama agonistico di questo sport.
Elvio Bortolin, finito di lì a poco il mandato di capitano della nazionale, non sarà più confermato.
Gigi Anastasi
N. B.
Le immagini del presente articolo sono state estratte dal numero 69 di giugno 1995 della rivista Pescasub, e appartengono ai rispettivi proprietari.
Si ringrazia Agatino La Penta per aver concesso in uso l’opuscolo della gara.
