
A colloquio con Marco Bardi: la preparazione di una…
Continua la nostra lunga discussione con Marco Bardi, Direttore Tecnico della Nazionale. Oggi si parla di aspetti tecnici ed anche in questo caso la risposta di Marco è molto esaustiva ed efficace.
Marco tra i nostri lettori molti sono gli agonisti e gli ex agonisti, per loro, ma anche per gli appassionati che seguono le competizioni mi piacerebbe che ci parlassi di come siano stati affrontati gli aspetti tecnici prima della partenza e durante la preparazione.
In ogni gara si inizia sempre con lo studio e la pianificazione, per poi passare ad una vera e propria programmazione – ovvero una volta conosciuto il luogo e la data della competizione, inizio a farmi tutta una serie di valutazioni che servono a capire il più possibile a cosa si va incontro. Logico che non ci sono mai certezze fino a quando la gara non è terminata, per cui ad un anno di distanza si va molto per ipotesi, ma è l’unica strada che si può percorrere.
Questo in molti non lo valutano, ma è uno dei ruoli più importanti di un direttore tecnico. Tanti credono che debba solo decidere i titolari o le riserve, invece il lavoro è molto più complesso e variegato. Come dicevo, si può navigare solo per ipotesi e non ci sono certezze, per cui serve tanta esperienza, capacità di vedute ampie e di trovare più soluzioni. Nessuno potrà mai pianificare con certezza una gara ad un anno di distanza. Il primo passo è individuare la squadra più adatta possibile per tali circostanze. Non sempre riesci a fare subito ciò che vorresti perché a differenza di quanto si creda, a volte ci sono problemi con gli atleti, quindi c’è un altro lungo e complicato lavoro di studio. Faccio un esempio: se decido di andare in Danimarca per 10 giorni e un atleta inizia a dirmi che sono troppi, che non è convinto, non posso prenderlo in esame. Se in Danimarca l’acqua è gelida e c’è corrente ed un atleta lo vede come un suo limite, devo per forza agire di conseguenza.
Se un atleta mi fa capire che se c’è tizio lui non viene, devo per forza scegliere o l’uno o l’altro. Insomma è molto meno semplice di quanto non si creda. Dico questo anche per spiegare ai fanatici delle convocazioni, che a volte, un atleta non c’è per le conseguenze delle sue scelte e non per forza perché lo ho escluso. In ogni caso, cerco sempre di premiare chi è più disponibile e chi vedo più motivato, mentre do meno importanza ai risultati di gare totalmente diverse da quella che andremo a fare. Comunque una volta costruita la squadra che scelgo in base a molti altri parametri di valutazione, tra cui anche quelli tecnici e atletici ovviamente, inizio a confrontarmi con loro e cerchiamo di realizzare una sorta di dossier sulle caratteristiche del posto. Poi si passa alle operazioni logistiche, ovvero individuare il posto, l’alloggio, il metodo di alimentazione, il noleggio di imbarcazioni o la possibilità di portare le nostre, la marina dove recarci per il mezzo nautico, l’ubicazione dei campi di gara e così via. Valutiamo con molta attenzione anche le leggi locali, le abitudini per integrarci a meglio. Dopo tutto questo dobbiamo programmare i viaggi di andata e di ritorno. Questo lavoro dura mesi ed è una fase che nessuno può capire quanto sia complessa, difficile e noiosa. Ci sono atleti che ti aiutano e sono efficienti e molto validi anche in queste fasi e atleti che se ne disinteressano, perché vogliono la pappa pronta e poi si lamentano se qualcosa non gli va bene. Anche qui ovviamente si potrà comprendere quanto sia importante un buon lavoro come team. Teniamo poi conto che ogni persona ha abitudini e necessità differenti e far quadrare ogni cosa è davvero un calvario.

Quando tutta questa fase giunge a termine si inizia a respirare il clima della competizione perché da quel momento in poi – si parla solo di gara e di tattica, per cui la parte più bella. Quando arriviamo sul posto per la preparazione finale c’è sempre entusiasmo per la novità e per la curiosità. Si inizia un lavoro di ricerca e di esplorazione dei fondali e dei pesci per capire il più possibile. A volte i giorni a disposizione non sono mai sufficienti a comprendere bene e fare tutto quello che vorremmo, per cui tatticamente dobbiamo stilare una strategia che si adatti al tempo disponibile, ovvero scartare a priori ciò che dopo un giorno o due ci sembra una perdita di tempo. Questo però lascia sempre un dubbio che non puoi portarti dietro altrimenti ci vai in crisi. Per cui lavorando tutti insieme con sincerità e collaborazione, è più facile capire cosa conviene fare e cosa abbandonare, questo è un vantaggio per tutti perché ognuno può ottimizzare la propria preparazione senza vivere tra mille incertezze. Durante i giorni che precedono una gara si deve cominciare a studiare delle strategie fattibili. Niente voli pindarici e niente progetti irrealizzabili, servono quando possibile, almeno 3 strategie ad atleta che comprendano il piano A – ovvero se tutto va bene ed è come previsto. Il piano B nel caso cambiano le condizioni meteo marine – Il piano C se si verifica qualche altro imprevisto. Il segreto di avere 3 strategie non è tanto riuscire a crearle, quanto avere mentalmente la lucidità di accettarle e di metterle in atto. Se non hai il piano B e lo devi attuare all’improvviso, non ci puoi riuscire perché rischi solo di andare in confusione. Alcuni atleti sbagliano qualche gara proprio per questo, per l’incapacità di programmare o di accettare che qualcosa è cambiato. Purtroppo il mare è sempre più imprevedibile e questo aspetto sta modificando anche le abitudini delle tattiche e delle tecniche sia per gli agonisti che per i pescatori ricreativi. Quando poi alla fine ti trovi a gareggiare convinto dei tuoi mezzi e sereno di avere più piani tattici, resta solo da scegliere se adottare una scelta più di attacco o conservativa. A volte è meglio l’una a volte l’altra e tutto dipende dall’obiettivo. Non è detto che sia sempre lo stesso, ovvero vincere! Perché l’obiettivo deve essere sempre raggiungibile e utile. A volte, quando sei nella fase di ricostruzione di un ciclo è meglio non andare troppo in avanti con i progetti perché si rischiano solo delusioni. Meglio cercare prima delle certezze e maggiore serenità, poi una volta giunto il momento si cerca di fare un salto di qualità. Tutti gli ambienti agonistici, dalla pesca sub al calcio, sono complessi, ma in linea di massima abbracciano dinamiche simili e da fuori è difficile comprenderle. Ogni volta ci sono situazioni differenti e proprio per questo, consiglio a chi segue qualunque forma di agonismo, di fidarsi di più di chi ci lavora dentro. In questo ultimo Campionato Euro Africano c’è stata una grande collaborazione di squadra e abbiamo azzeccato tutte le previsioni e le tattiche di gara, per cui il risultato e l’obiettivo sono stati raggiunti, ma lascerei raccontare i dettagli agli atleti che sono stati i protagonisti di questo successo.