
Terrasini: Campionato Italiano di Qualificazione 2021, il campionato dei…
Nel rispetto del calendario nazionale gare, venerdì 24 e sabato 25 settembre u.s., nelle limpide e calde acque di Terrasini (PA) si è svolto il Campionato Italiano di Qualificazione, meglio noto ai più come il Campionato Italiano di Seconda Categoria.
L’organizzazione, superba ed impeccabile, è stata affidata dalla FIPSAS all’ASD Libertas Sicilia Mare con la supervisione dell’infaticabile Franco Orlando coadiuvato dalla precisissima Chiara Ammirata.
Come location è stato scelto il Florio Park Hotel, struttura superlativa posta proprio sul mare quasi al centro del campo di gara.
Invece per la location nautica – dove la flotta di gommoni della gara è stata ospitata e custodita – la scelta è ricaduta sul porticciolo nautico Costa Rossa (ex A-Zeta Dieci), posto a pochi passi dalla struttura alberghiera di cui si parla.

Giovedì pomeriggio, sempre nel medesimo plesso turistico e come da programma, si è svolta la riunione preliminare.

Dopo le operazioni di rito consistenti nell’appello, nella firma delle autocertificazioni, nella consegna dei cavetti porta pesci e del relativo numero di gara, tutti gli atleti presenti vengono amabilmente catechizzati dal direttore di gara, Antonio Aruta con la preziosa collaborazione del Giudice di Gara Antonio (Tony) Tripi di Siracusa, in ordine al preciso comportamento da seguire in gara.
Va doverosamente detto che questi, con garbo e competenza, riesce sempre a trasmettere serenità alla numerosa platea di atleti, ed inoltre arriva a placare la tensione (condivisibile e legittima) che inevitabilmente i partecipanti vivono prima della gara.
Antonio, nella ormai consolidata veste di Direttore di Gara, rappresenta un’autentica garanzia di professionalità per la FIPSAS.
Gli atleti aventi titolo alla partecipazione risultavano essere ben 59 (e questo è il primo record), ma all’appello si sono presentati in 51.
Il campo di gara, molto ampio e sicuramente valido, andava dal Golfo di Carini all’altezza dell’Hotel Saraceno sino ad oltre Capo Rama, compresa la secca della Lagnusa ricadente nel campo della prima frazione, un tratto di mare complessivamente di una quindicina di chilometri circa.
Nella prima giornata è stato sorteggiato il campo B che da Punta Raisi si spingeva sino alla Caletta posta oltre Capo Rama.
Nella seconda giornata, nel campo A, si andava da Punta Raisi fino al tratto di mare antistante la spiaggia di Capaci.
L’epicentro era posto proprio davanti il pontile (meglio noto ai più come il dito) dell’aeroporto Falcone/Borsellino di Palermo.
La costa in parola, vista dal mare, è di una bellezza mozzafiato, è un tratto di mare fra i più belli della Sicilia, e tutti gli atleti sono rimasti affascinati da tale bellezza paesaggistica.
La morfologia del fondale, che degrada molto lentamente, è estremamente variegata e risulta composta da roccia calcarea, posidonia e sabbia, con tanti agglomerati di grotto tutto morfologicamente valido e molto interessante.
In ossequio alle ordinanze della Capitaneria, la fascia di mare nei primi 200 metri risulta interdetta alla pesca.
Il fondale, così come già detto, degrada molto lentamente sino a raggiungere mediamente, a circa un miglio dalla costa, i 50 metri ed anche più.
Una così generosa estensione di mare permette a tutti gli atleti di pescare tranquillamente a qualsiasi batimetria senza intralcio alcuno.
Il peso minimo era di gr. 400 e le cernie non risultavano valide, sempre nel rispetto del severo regolamento nazionale gare FIPSAS.
E’ un tratto di mare che conosce da sempre manifestazioni sportive nazionali di pesca sub, infatti sono esattamente 37 anni che questa costa palermitana ospita manifestazioni di tal natura.
Il campo di gara, anche se molto vasto, è conosciuto da quasi tutti gli atleti oggi presenti.
Nei giorni della manifestazione il cielo si è tenuto sempre sereno ed il mare totalmente calmo vista l’assenza di vento, la visibilità in acqua andava dai 20 sino anche a 25 metri.
La temperatura del mare era in linea con il periodo e la corrente è stata sempre contenuta, nella prima giornata da est e la seconda da ovest, comunque sempre molto gestibile.
Il termoclino era presente solo dopo i 20 metri (e si sentiva), ma – a detta di molti – non ha spostato più di tanto i pesci segnati in profondità.
Va doverosamente evidenziato inoltre, al fine di sgombrare il campo da equivoci, che trattasi di fondali certamente severi, dove il pesce, se pur ancora presente, è estremamente smaliziato e molto mobile, con comportamenti oggettivamente assai difficili da interpretare: pertanto la cattura, anche di una sola preda, non era affatto scontata.
Al fine di rasserenare le anime ambientaliste va detto che i 51 “fucili” presenti nelle due giornate di pesca, hanno catturato complessivamente circa 90 chili di pesce, meno di quanto pesca una paranza in una notte, questo dovrebbe – in qualche nodo -tranquillizzare i denigratori di questa disciplina sportiva.
Il pescato è costituito da saraghi, corvine, tordi e marvizzi, poche orate e qualche cefalo, un superlativo cappone di gr. 1350 di Gaetano La Pera, pochi dentici (peso minimo gr. 1.000), qualche salpa ed alcune murene.
Tutto qui, il ricordo dei carnieri di un tempo è assai lontano, alla luce anche del severo regolamento vigente.
I fucili utilizzati erano sia quelli corti montati rigorosamente con fiocinetta che quelli più lunghi con relativa taitiana.

Per esempio Riolo – proprio per le diverse tecniche di pesca che ha alternato – aveva in gommone 11 arbalete, tutti diversi fra loro per tipologia e lunghezza, ha invece lasciato a casa i cannoni, quelli cioè lunghi oltre i 110 centimetri perché, a suo dire, inutili.
I 51 atleti, che si sono serenamente spartiti il campo di gara nelle due giornate senza mai creare alcun problema alla giuria, hanno pescato su batimetrie diverse, da un minimo di 5/6 metri come Diego D’Alessandro che aveva avvistato in preparazione un numeroso branco di salpe, catturandone in gara solo alcune, sino ad arrivare ai 44 metri, ma solo per un tuffo, per sparare un grongo (non ritrovato), da parte del profondista per antonomasia Valerio Losito.
Come testè detto il comportamento di tutti gli atleti è stato veramente esemplare, infatti nelle due giornate, di cinque ore ciascuna, nessuno screzio si è verificato e tutti, dico tutti, hanno dimostrato una maturità agonistica, associata ad un rispetto reciproco, che in passato forse non si riscontrava.
Pertanto il sempre attento Antonio Aruta non è mai dovuto intervenire, né sono stati presentati reclami alla giuria da parte degli aventi titolo.
E questo è un successo di tutti, un altro record.
A differenza di altre manifestazioni sportive i tempi, e quindi gli orari, sono stati puntualmente rispettati.
Anzi, nella seconda giornata e ciò grazie alla collaborazione di tutti, la gara è iniziata addirittura con 30 minuti di anticipo. Ed anche questo è un record.
Da ultimo, ma certamente non per importanza, un plauso veramente speciale va indirizzato al Gruppo Sommozzatori, sempre presenti in tutte le manifestazioni che si tengono in Sicilia, composto solo da istruttori federali che offrono una autentica garanzia ai sub impegnati in acqua, impiegando – tra l’altro – numerosi propri mezzi nautici posti strategicamente lungo tutto il campo di gara al fine di offrire agli atleti il massimo della tutela.
Questi ragazzi, con la professionalità ed esperienza maturata in tanti anni, rappresentano un autentico valore aggiunto alle competizioni sotto il profilo della sicurezza.
Il responsabile del citato gruppo di “angeli custodi” è l’imponente Pippo Di Miceli, presidente della ASD Dream in the Abyss, sodalizio affiliato alla FIPSAS.

Orbene, dopo questa concisa descrizione dei luoghi, passiamo agli aspetti squisitamente agonistici.
Mi sia concesso preliminarmente fare una sommessa e personale osservazione.
L’età media degli atleti è di quasi 42 anni (41,70).
Molti sono gli over 40 (esattamente 29, pari cioè al 56% dei partecipanti) e pochi, troppo pochi sono, invece, coloro che hanno meno di 30 anni, e più segnatamente solo tre.

Davide Mazzarri (classe 1999) con i suoi 22 anni è risultato l’atleta più piccolo.
A mio avviso i giovani agonisti, che dovrebbero essere invece l’autentica linfa vitale di questo sport, sono un numero troppo esiguo.
Questi numeri impietosi meritano una doverosa riflessione.
Detto ciò passiamo alla prima frazione ed alla relativa partenza degli atleti con i loro gommoni, sempre nel pieno rispetto del regolamento.
Sono le 8:30, ecco il fischio iniziale.
In verità a chi scrive è sembrata più una partenza di offshore nautico che una gara di pesca subacquea; siamo molto, ma molto lontani, dalla prima partenza storica, con gommone e relativo motore fuoribordo, risalente al Campionato Italiano di Capo Rizzuto del 1978.
Da allora il mezzo nautico è cresciuto a dismisura, per non parlare poi dei cavalli…
Ho potuto notare che il battello più piccolo misurava non meno di cinque metri, mentre i più generosi arrivavano a superare i sette metri, naturalmente tutti con idonea motorizzazione…
Per tacere delle costose strumentazioni elettroniche esistenti a bordo…
Mi sia concesso dire – da ultimo – che, per un giovane atleta di belle speranze che volesse accostarsi a questa affascinante disciplina sportiva, tale esempio potrebbe essere forse un po’ scoraggiante in quanto rappresenterebbe uno sforzo economico sopportabile solo da pochi, certamente non dai più.
La pesca sub agonistica, in tal modo, si trasforma in una disciplina solo per pochi eletti.
Questo potrebbe spiegare forse la presenza di così pochi giovani ed, invece, di tanti… soggetti maturi.
Vorrei che questa mia sommessa e assai personale valutazione fosse motivo di serena ed asettica riflessione da parte del lettore di turno e, non da ultimo, se possibile, anche da parte dei vertici federali.
Orbene, va subito detto che vincere a casa propria, con così tanti atleti in acqua tutti bravi e desiderosi di fare molto bene, non è affatto scontato, Carlo Gasparri docet: 1° Trofeo Internazionale Isola d’Elba 1968 e 4° Campionato Italiano per Società, isola d’Elba 1973 dove raccolse imbarazzanti sconfitte.
Riolo, nelle rispettive giornate, ha utilizzato la tecnica del razzolo lungo tutto il campo di gara e non ha pescato, invece, solo su una tana.
Un pesce qui, un pesce là, e via di seguito, ispezionando – nelle cinque ore messe a disposizione dal regolamento – quasi cento tane.
Nicola, con un imperioso carniere della prima giornata, 11 prede valide più una a coefficiente, e quasi 4.000 punti di vantaggio sul secondo Samuele Locci, ha oggettivamente ipotecato la vittoria finale.
La seconda giornata, con una intelligente tattica di contenimento arrivando 6°, metteva definitivamente in cassaforte il titolo italiano.
Riolo è uno stratega agonistico unico in tutto il panorama nazionale.
Ho avuto modo di vedere il gommone di Nicola con le relative attrezzature: aveva di tutto, la sua organizzazione è superba, l’ordine è semplicemente maniacale.

Pensate che si è portato a bordo, per qualsiasi sua evenienza, perfino un bravo legale, lo stimato Avv. Vincenzo Solli, naturalmente nella veste di … secondo!
Cambiano gli avversari, cambiano le tecniche di pesca, cambiano i campi di gara ma lui, il Nicola Nazionale e da oggi anche Nicola inox, è sempre trionfante, desideroso di vincere come quando era agli inizi della sua carriera, in quel lontano 1981.
Chapeau quindi ad un limpido fuoriclasse di tale caratura, il tempo per lui si è fermato e questo lo ricorda soprattutto la classifica dove le sue 58 primavere non le dimostra affatto, eccetto la vistosa calvizie che ormai da anni lo accompagna …

Nicola Riolo si è costruito il regalo più bello che un atleta possa desiderare: 40 anni di agonismo, 40 anni di successi conseguiti in tutto il mediterraneo, 40 anni di vittorie (6 titoli italiani assoluti, record imbattuto, e 3 titoli italiani di seconda categoria, altro record imbattuto).
Nessuno mai ha eguagliato un simile palmares, e forse nessuno mai ci riuscirà.
E questo è un altro record.
Ma, per equità sportiva, focalizziamo velocemente anche gli altri atleti che, al di là del piazzamento conseguito, hanno tutti dato il massimo dando in tal modo lustro a questa riuscitissima manifestazione.
Marco Corsetti, giunto secondo, è stato oggettivamente la rilevazione di questo campionato.

Il forte e giovane (solo 33 anni) atleta laziale, arrivato al Campionato a fari spenti, ha impressionato tutti per regolarità, stile, senso tattico e venatorio.
E’ stato forse l’unico che, in qualche modo, ha cercato di impensierire il padrone di casa Nicola Riolo. Veramente fantastico il secondo posto nell’ultima giornata di questo re del grotto.
Corsetti, unitamente ad Alessandro Braccini ed a Simone Feligioni, tutti dell’ASD Foce del Mignone, nel 2019 nelle acque di Trabia (PA), quindi con una morfologia di fondale quasi fotocopia di Terrasini, hanno vinto il Campionato Italiano a Squadre, guadagnando di diritto l’accesso a questo campionato del 2021.

I pescatori laziali sono veramente superbi quando operano nel grotto, sono degli autentici maestri, perché sanno leggere il pesce come nessuno riesce forse a farlo in Italia.
Diventano quasi imbattibili se operano nelle acque molto limpide, in tal caso acquisiscono una marcia in più….
Tutti e tre gli atleti testè menzionati hanno ottenuto il passaggio agli assoluti del 2022. Complimenti!
Terzo il pugliese Valerio Losito che, come Marconcini, è stato convocato in nazionale per i mondiali di Arbatax.

Questo cristallino talento, possedendo la vocazione di autentico profondista, è stato l’atleta “più profondo” della competizione, tant’è che pescava più al largo di tutti, dove gli altri non arrivavano proprio.
Nella prima giornata, sulla secca della lagnusa, è rimasto lì tutte cinque ore, ma era il più al largo di tutti.
La sua preparazione, per le ragioni anzidette, è stata molto breve.
Lo abbiamo visto scendere profondissimo, praticamente nel blu, facendo venire ai presenti le vertigini…

Quarto Diego Mazzocchi che con due manches quasi regolari ha vistato anch’egli il passaggio agli assoluti del 2022. E’ un giovane da tenere d’occhio, di lui si parla da anni un gran bene.
Quinto Roberto La Mantia, meglio noto agli amici come Playmobil.

L’esperto atleta romano ha anch’egli ben difeso i colori laziali rimostrando, ove mai fosse necessario, che la cristallina classe sposata ad una esperienza senza pari, permette quasi sempre di fare risultato. E nei fondali di grotto è risaputo che i pescatori laziali sono superlativi.
Sesto Samuele Locci, l’atleta sardo ha letto bene la gara, sfoderando una straordinaria prestazione nella prima giornata (2°) e nell’ultima una di contenimento con il 22°.

Settimo Luca Vallicelli un altro romano.

Stesso discorso fatto precedentemente per gli altri atleti laziali.
Anche se gareggiano fuori dalla loro circoscrizione, ed il fondale è prevalentemente formato dal grotto, risultano insuperabili.

Ottavo Vincenzo Valenti il presidente dell’ASD Atlantide di Catania, con l’esperienza ed il fiuto del pesce che si ritrova, non poteva certo fallire questa competizione.
Splendido il terzo posto nella prima frazione del Campionato. Bravo Enzo!
Nono Francesco Arrigo, il genovese noto per essere un ottimo profondista (dalle sue parti lo chiamano il sommergibile), è stato l’unico ligure a superare brillantemente il passaggio agli assoluti.


Decimo Diego D’Alessandro, l’atleta di Mola di Bari, anch’egli molto esperto di grotto e quindi pescatore raffinato di pesce bianco, ha fatto così così la prima giornata (35°) mentre si è brillantemente riscattato nella seconda incorniciando un 3° posto che vale oro.
Undicesimo Salvatore Natoli (classe 1972), già 3° agli assoluti del 2013 in queste acque, è un atleta regolare e costante, anch’egli campione di modestia e bon ton. Il suo carniere denota costanza e regolarità di pesca.

Dodicesimo Dario Ponzio, il sosia dello spagnolo Gomis, di lui dirò nelle successive righe. Anch’egli molto bravo.

Va doverosamente ricordato che nelle due giornate gli atleti hanno tenuto un ritmo molto sostenuto, mediamente tutti hanno fatto oltre 100 tuffi nelle cinque ore a loro disposizione.

Il record spetta forse a Rosario Lopis che ha fatto 117 tuffi la prima giornata pescando più profondo, e ben 155 nella seconda, complice una batimetria di circa venti metri, in quest’ultima tornata faceva mediamente un minuto di apnea con soli 20 secondi di recupero, praticamente sette atti respiratori. Un ritmo forsennato che gli ha permesso meritatamente il passaggio in prima categoria. Il ragazzo ha talento da vendere.
Pregevolissimo è stato il 17° posto, e quindi la relativa promozione, del tarantino Giuseppe Giufrè.

L’alfiere del club Sub Murena, autentico campione di modestia, garbo e simpatia, è giunto sui luoghi solo pochi giorni prima, complice una fastidiosa otite che lo ha tenuto lontano dal mare per circa un mese, proprio a ridosso del campionato in parola. Il suo successo, per le ragioni di cui sopra, vale doppio.
Al 19° posto troviamo, come già scritto, l’atleta più giovane, classe 1999, l’elbano Davide Mazzarri che ha probabilmente i cromosomi dello zio, il pluricampione Renzo Mazzarri.

Di lui certamente scriveremo bene anche in futuro.
Per dovere sportivo va focalizzata anche la posizione del 21° classificato, cioè del più “sfigato”, pardon volevo dire del primo degli esclusi, e più segnatamente di Claudio Marconcini.

Come tutti sanno Claudio è stato convocato ai Mondiali di Arbatax.
Ma non è a tutti noto che, appena giunto sui luoghi, ha accusato il “colpo della strega” che lo ha letteralmente bloccato per diversi giorni con dolori lancinanti tra la seconda e la terza vertebra.
Poi, grazie ad un cocktail molto robusto di farmaci, in qualche modo si è messo in piedi e quindi a disposizione del team italiano, sempre però dolorante.
Finito il mondiale è rientrato precipitosamente a Reggio Calabria, preso il gommone, è partito subito alla volta di Terrasini.
Li ha fatto la preparazione di pochi giorni (anche lui aveva gareggiato in passato sui luoghi) sempre però con … “un chiodo conficcato nella schiena”.
Va inoltre detto che Claudio, proprio per l’impegno profuso ad Arbatax in favore della Nazionale, aveva diritto ad accedere direttamente al Campionato Italiano di Seconda del 2022, ma la correttezza e la sportività di questo atleta calabrese lo ha portato a rinunciare a tale vantaggio ed a scendere ugualmente in acqua per misurarsi con gli amici/avversari nonostante la menomazione di cui sopra.
Raro esempio di autentica onestà sportiva ed intellettuale!
Gli atleti di casa (i siciliani) hanno fatto quasi tutti molto bene, oltre al superlativo Riolo, in classifica troviamo 8° Vincenzo Valenti, 11° Salvatore Natoli, 12° Dario Ponzio, 14° Rosario Lopis, 16° Gaetano La Pera, guadagnando tutti il passaggio agli assoluti del prossimo anno.
Sei siciliani nei primi 16 posti, anche questo è un record.
Mi sia concesso fare un modesto parallelismo.
Ho avuto modo di ammirare in gara il siracusano Dario Ponzio, un piccoletto di statura dotato di una immensa classe e di una apnea notevolissima.
Mi ha subito ricordato il pluricampione spagnolo Josè Gomis, campione del Mondo 1961 e Campione Euroafricano 1966 alle Baleari (superò Scarpati per soli 400 punti e Santoro per 600, praticamente per un soffio…), nonché vincitore dei più prestigiosi trofei di pesca sub internazionali).
Anche se ha sulle spalle 52 primavere, portate però superbamente, di lui sentiremo parlare ancora un gran bene, nella pesca è veramente poliedrico, riesce a pescare sia nel basso che a notevoli profondità.
L’unico che non è riuscito nell’impresa, con un incoraggiante 26° posto, è stato il bravo Ciccio Drago, il ragazzone di Acireale che, dopo il 19° posto della prima giornata che faceva ben sperare, non è riuscito nell’impresa il giorno seguente.

L’alfiere della neocostituita ASD Pesca & Apnea Sicilia, al suo primo anno di gara ed arrivato a questo Campionato solo con tre prove, ha comunque conquistato la stima e la simpatia di tutti gli atleti che lo hanno visto operare in acqua. Di lui dicono tutti un gran bene.
Il prossimo anno agonistico farà certamente meglio, ne siamo tutti fortemente convinti.
Discorso a se merita Carlo Inserra, classe 1957, che con le sue 64 primavere è stato l’atleta più anziano del Campionato, e questo è un altro record.

Raro esempio di serietà ed abnegazione verso questa disciplina sportiva.
Il suo 33° posto merita un sincero applauso da parte di tutti noi!
La dea bendata non ha sorriso la scuola calabrese, oltre al citato Marconcini, non hanno avuto fortuna il simpatico ed autentico campione Raffaele Lo Prete 25°, Giuseppe Aiello 41° e Roberto Salmeri 44°, comunque hanno vinto tutti e quattro il premio simpatia, correttezza e sportività; li rivedremo prossimante alle selettive di zona, competitivi, preparati ed ospitali come pochi.
Sfortunato è stato invece Enrico Volpicelli (classe 1965), il suo 27° posto lo mortifica un po’, la classe cristallina, accompagnata da una esperienza più che trentennale, meritava forse qualcosa di più. E’ stato oggettivamente molto sfortunato.

Come suo costume ha accettato sorridendo il severo responso della bilancia, ma – come altri – ha vinto il premio simpatia e cortesia.
Lorenzo Esposito, giovane alfiere del Club Pozzuoli, al suo primo Campionato Italiano oggettivamente non è stato fortunato, il ragazzo meritava un piazzamento diverso, ma il rosso partenopeo ha talento da vendere, sicuramente lo vedremo ancora in questa tipologia di palcoscenico.
Da buon partenopeo è simpaticissimo, ed inoltre è dotato di una autoironia senza pari, e questo non è poco.
Nota doverosa di elogio alla compagine dell’Atlantide di Catania, il circolo fondato da Pino Gabriele: i tre atleti in gara Vincenzo Valenti, Rosario Lopis e Gaetano La Pera hanno tutti raggiunto brillantemente l’obiettivo della prima categoria, lì ritroveranno il compagno di squadra Adriano Riggio.
Il prossimo anno quindi il sodalizio sarà presente agli assoluti con quattro atleti, e non è la prima volta. Anche questo è un record.
In occasione della cerimonia finale sono interventi – e questa è stata la vera chicca della manifestazione – indimenticabili campioni del passato: Totò D’Amico (classe 1940), Pippo Lo Baido (classe 1953), Riccardo Molteni (classe 1953) e Renzo Mazzarri (classe 1955), oggi nella inedita veste di secondo del nipote Davide, che sono stati accolti da tutti i presenti come autentiche star.

Ricordo ai più giovani che Totò D’Amico è stato, a cavallo degli anni sessanta – primi anni settanta, probabilmente l’atleta più forte che la Sicilia avesse mai avuto sino a quel momento, a detta di molti è da considerare il capostipite di quella covata di giovani campioni, gestita dall’indimenticabile Beniamino Leone, che – oltre ai nomi appena menzionati – ha visto i successi di Massimo Testai, Antonio Aruta, Giorgio Luna, Roberto Ammirata, Giuseppe Bellanca e tanti altri ancora.
La premiazione è stata ricca e sontuosa di medaglie, coppe ed attrezzature subacquee. Sono stati premiati i primi 20 classificati che hanno guadagnato, così come già detto, l’accesso agli assoluti del 2022.
Prima che iniziasse la premiazione finale, toccante è stato il breve discorso di Vincenzo Solli che ha ricordato ai presenti la scomparsa in mare avvenuta nel 2001di Giuseppe (Pippo) Nicolicchia, giovane e cristallino campione palermitano messosi già in luce nel palcoscenico nazionale.
Un premio speciale è stato quindi consegnato dal padre di Pippo Nicolicchia al vincitore, Nicola Riolo.

Tutti i presenti, alzatisi in piedi, lo hanno salutato con un sincero, commovente e duraturo applauso.
Il messaggio di autentico e profondo affetto sicuramente lo avrà raccolto anche il buon Pippo, di lui e delle sue gesta agonistiche non ci potremo mai scordare!
A fine cerimonia mi sono avvicinato al vincitore ed ho chiesto allo stesso se questo ennesimo alloro lo volesse dedicare a qualcuno: con evidente emozione mi ha sussurrato che la sua mamma lo scorso marzo ha contratto il Covid e, pertanto, risultava oltremodo doveroso dedicarlo a lei visto che è riuscita a superarlo.
Nicola, oltre che un fuoriclasse, è anche una perla di ragazzo!
Buon mare a tutti
Gigi Anastasi
